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In Iran nessuna crisi

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L'esperienza vissuta da u prof italiano a Teheran: "non parlate di rivoluzione, c'è solo malcontento"

In Iran "non è in corso una rivoluzione" e la crisi raccontata da alcuni media è "ingigantita" rispetto alla sua reale portata. Parola di Raffaele Mauriello, docente che insegna al Dipartimento di Studi Regionali dell'Università 'Allameh Tabatabai' di Teheran, che in un'intervista riferisce quella che è, a suo modo di vedere, la situazione nella capitale iraniana.

"Non c'è una sollevazione popolare. Ci sono importanti proteste, ma inferiori rispetto al passato. Vivo da 20 anni qui e le manifestazioni antigovernative di queste settimane non sono paragonabili a quelle del 2009, del 2019 e del 2020", spiega il professore, che riconosce tuttavia che sia il movimento studentesco che quello femminista "hanno ripreso forza".

"Capisco i sentimenti di una diaspora importante e con mezzi importanti, ma non ho mai visto uno iato così netto tra quello che viene raccontato e la situazione reale", prosegue, sottolineando che ci sono media finanziati dall'Arabia Saudita e altri come la Bbc in lingua farsi che "fa un buon lavoro ma a volte usa toni da crociata".

A Teheran, precisa, "internet va e viene, ma non ho visto una crisi profonda, non ci sono molti agenti in strada, anche se so che in alcuni quartieri c'è una maggiore presenza". Il professore non nasconde tuttavia che nel Paese ci sia un "importante risentimento della popolazione verso come sono gestite diverse cose".

Chi sta scendendo in piazza oggi, secondo Mauriello, sono soprattutto giovani appartenenti alla "media borghesia" che hanno "un certo tenore di vita", sono "studenti come i miei" che protestano contro chi sta cercando di privarli di "libertà acquisite anche a livello sociale. Con la presidenza Rohani, ad esempio, la polizia politica era scomparsa dalle strade". Per il professore, le rivendicazioni socio-economiche "ci sono sempre, ma in questo caso meno delle altre volte".

La situazione, aggiunge, è particolarmente calda in alcune università. "C'è stata un'importante protesta anche nella mia, le forze di sicurezza erano pronte a intervenire ma fortunatamente non l'hanno fatto - spiega - All'università Sharif, paragonabile qui a quello che è il Mit negli Stati Uniti, ci sarebbero stati invece scontri tra studenti e forze dell'ordine".

Mauriello conclude puntando il dito anche contro quella che definisce un'"importante ingerenza straniera da parte di Israele, Usa, Arabia Saudita e forse Turchia. Quello che è successo nel Balucistan non si spiega e anche nel Kurdistan sembra abbastanza evidente l'ingerenza straniera. Questo non vuol dire che ci sia un complotto".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacomelli

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