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E se alla fine fosse uno scontro tra civiltà?

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Don Caprio:, 'l'Occidente non ha capito nulla, da Kirill provocazione sui gay. Qualcosa si deve concedere o rischio apocalisse'

"L’Occidente non ha capito nulla perché pensa che i suoi valori siano assolutamente indiscutibili e universali". Il j’accuse arriva da don Stefano Caprio, docente di cultura russa al Pontificio istituto orientale di Roma  e profondo conoscitore della realtà ’d’oltrecortina’ essendoci vissuto dal 1989 al 2002. "Sarà anche vero - osserva don Caprio -  ma questi valori vanno rivisti nella forma in cui vengono proposti". Ecco perché il docente di cultura russa, pensando alle parole di Kirill sulle lobby gay, osserva: "Si è trattato di una provocazione per dire in sostanza ‘difendiamo i diritti di tutti ma se si difende i diritti dei gay si viola il vero diritto che è quello della maggioranza, e di chi segue quello del cristianesimo’".

"?Chi conosce la cultura  russa - osserva don Stefano Caprio riferendosi sempre all’intervento di Kirill  - sa che questa in realtà è una specie di citazione perché nel tempo Medioevale era la lettera di un monaco al principe di Mosca poi diventato lo zar prima di Ivan il terribile. Un testo analogo al Principe di Machiavelli". Considera il docente di cultura russa: "Machiavelli diceva che il principe deve usare la religione come strumento di potere, invece quel monaco russo diceva che il principe deve diventare lo zar che salva la fede dal mondo intero. E gli dà il compito di salvare il mondo dall’eresia, intendendo quella di Roma, dall’invasione - quella dei musulmani che avevano preso Costantinopoli - e dalla sodomia: il massimo della immoralità. Parlare oggi delle parate gay è come ricordare che c’è ancora quella missione, la missione della terza Roma, che è Mosca, e non ci sarà se non riuscirà a salvare il mondo. Non è quindi una uscita del tutto casuale perché si riferisce alla degradazione dell’Occidente contemporaneo e quindi a tutte queste cose che sono risuonate anche nei discorsi di Putin e qualcuno ipotizza che il Patriarca abbia voluto riprendere questo concetto estremo medievale perché glielo ha ordinato Putin. Al di là delle parate gay ha voluto intendere: ‘La nostra è una battaglia culturale’, che ha un che di metafisico".

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Che cosa non si è capito della Russia? "Ci sfuggono questi aspetti complessi ma da sempre. La Russia - osserva don Stefano Caprio- è sempre stata un po’ eccentrica dal punto di vista culturale, ora è un po’ difficile capire come questi schemi del passato si riflettono anche sulla questione presente. Il problema è che quando c’era l’Unione Sovietica c’era un certo tipo di giudizio, molto chiaro, e tutti eravamo tranquilli, ma dopo l’Unione sovietica non abbiamo capito che cosa sia nato. Con Putin è iniziata la riaffermazione della  propria identità. Ora, vedere un ex colonnello del Kgb, e non dimentichiamo che anche Kirill in gioventù era agente del Kgb, che spiega che dobbiamo riscoprire l’identità cristiana è il modo molto più ampio di vedere Salvini col rosario. Sembrerebbe non avere nulla a che fare col cristianesimo e ad un certo punto diventa grande difensore della fede".

Che soluzione di equilibrio servirebbe ora per riportare la pace in Ucraina? "Le cose sono andate al di là di ogni confine e bisogna evitare che si arrivi alla bomba atomica. Qualcosa bisognerà rivedere: Putin - annota don Caprio - vuole avere il controllo almeno di metà dell’Ucraina e il controllo su Kiev. Non tutto, ma qualcosa gli si dovrà concedere: una certa neutralità dell’Ucraina, un certo controllo sul Donbass e su qualche zona come la Crimea. Il fatto è che il compromesso sarà sempre inaccettabile da entrambe le parti. Ma diversamente si rischia l’apocalisse. Dopodiché c’è un'altra questione: come conciliare una visione del mondo, anche un po’ folle, con quella democratica e liberale del mondo Occidentale. E per questo ci vorranno decenni, secoli, ma oltre a condannare le azioni di guerra dobbiamo chiederci davvero a questo punto che tipo di mondo vogliamo perché quel tipo di globalizzazione non ha funzionato".

Chi potrebbe negare ad un popolo aggredito, l’ucraino, di difendersi con le armi? "Se entriamo in guerra anche noi diventa una terza guerra mondiale. Di certo - osserva don Stefano Caprio - sostenere la resistenza degli ucraini è un dovere morale. Contemporaneamente, va cercata ogni via di pace. Questa è l’unica risposta,  un po’ contraddittoria, diversamente non se ne esce".

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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