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La poliziotta sospesa Nunzia Schilirò e le sue ambizioni

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La sospensione è arrivata dopo la revoca da parte della stessa dell’iscrizione al sindacato Cosap

Il vicequestore Nunzia Schilirò è stata sospesa dal servizio e dalle sue funzioni in seguito alle sue prese di posizione contro il Green Pass (ma, come vedremo, non solo). La stessa ha revocato l’iscrizione al sindacato Cosap, che le avrebbe permesso l’immunità grazie allo scudo sindacale. Il sindacato l’aveva nominata dirigente nazionale per le pari opportunità.

La propaganda social

In un post sulla sua pagina Facebook, che al momento conta 52mila follower, la diretta interessata ha confermato la sospensione, precisando che sarà valida da oggi 12 ottobre e che è stata lei stessa a revocare la sua iscrizione al sindacato. La poliziotta ha annunciato che molto presto farà conoscere tutte le motivazioni che hanno portato alla sua decisione.

La poliziotta è molto attiva su Facebook e aggiorna costantemente la sua larghissima pagina. Una ricerca di visibilità che lascia pensare che l’ex vicequestore potrebbe concedersi all’attività politica, visto anche l’ampio consenso che si può apprezzare nei commenti ai suoi post. La Schilirò ha anche aperto un canale Telegram, necessario per condividere “Tutto ciò che qui non potrò pubblicare”, e noi siamo andati a dare un’occhiata.

Il canale Telegram

Il canale conta 30mila iscritti, e si struttura con citazioni di Chaplin, Assange e Goethe intervallate da lunghissime riflessioni della poliziotta su sè stessa e sul proprio status, oltre che da link a testate complottiste e antiscientifiche. Queste sono alcune delle domande che si pone la Schilirò al momento della creazione del canale Telegram il 27 agosto, in un messaggio seguito, tra gli altri, da alcuni link a testate come Imola Oggi e Byoblu.

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“Per voi è normale che alla gente perbene, che vuole lavorare, oltre che vivere, si imponga il green pass sulla base di un trattamento genico sperimentale che non impedisce il contagio né la malattia?” 

Ovviamente, ma non troppo per alcuni, il vaccino per Covid-19 non è sperimentale, come spiegato benissimo in questo articolo del Sole 24 Ore: “Al momento della loro autorizzazione da parte dell'Agenzia Europea per il farmaco erano state percorse tutte le stesse tappe dell'iter di sperimentazione previste per gli altri vaccini in commercio.”

“Per chi sostiene che l'elisir sia l'unica soluzione da estendere obbligatoriamente a tutti, consiglio (ancora) di informarsi sul caso dell'Amerigo Vespucci e su quanto accade in Gran Bretagna, Israele, Islanda e Danimarca.”

Qui un link che spiega con argomentazioni più scientifiche il caso Amerigo Vespucci, che dimostra esattamente il contrario delle teorie sostenute dalla Schilirò.

“Poi, consiglio un viaggio a Stoccolma, per verificare con i propri occhi come si possa convivere con il virus, curarlo e condurre una vita senza restrizioni né discriminazioni.”

In Svezia la diffusione del vaccino contro il Covid è al 64%. Non è chiaro, inoltre, se il modello svedese abbia funzionato realmente.

Il sempre simpatico paragone con l'Olocausto

La donna che dovrebbe rappresentare le istituzioni conclude citando un suo post Facebook riguardante l’olocausto e “Come la pensano i sopravvissuti all'olocausto”. Nel post la Schilirò si domanda: “Se gli ebrei si fossero ribellati sarebbe cambiato qualcosa?”. Parole che non meriterebbero neanche un commento, ma proviamo a soffermarci sulla persona citata dalla Schilirò.

La sopravvissuta all’olocausto linkata nel post della Schilirò è Vera Sharav, nata nel 1937. La cosa da sottolineare è che la Sharav è un’attivista e blogger critica dell’industria medica, che giudica come “Guidata dal profitto”. Una personalità controversa schierata contro l’industria medica, dunque, che accostare all’olocausto solamente per la sua esperienza infantile rappresenta quantomeno una scorrettezza, senza dubbio in mala fede. Nel corso della pandemia, la Sharav ha spesso utilizzato il suo status di sopravvissuta per parlare senza un titolo ed equiparare il nazismo alla gestione della crisi sanitaria. 

Più che no green pass, la Schilirò fa propaganda no-vax e antiscientifica fondata su bufale e teorie complottiste, accusando lo stato di nazismo. Non è chiaro se questo sia o meno all’interno della legittimità e del diritto di pensiero di una persona che nel rapporto con i cittadini rappresenta lo stesso stato che accusa. Non entriamo, dunque, nel merito della sospensione, ma le uscite dell’ex poliziotta sono di certo da condannare e contribuiscono ad alimentare l'ambiente malsano degli ultimi mesi. 

3 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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