Tutti insieme appassionatamente. Il caso politico di Latina
Il sindaco ha 12 consiglieri, l'opposizione 18: la città si è espressa responsabilizzando tutti i candidati, che ora hanno l'obbligo di lavorare insieme
C'è un filo perverso che lega i cittadini di Latina, seconda città del Lazio, ai suoi amministratori. Indipendentemente dall'orientamento politico o dal voto espresso nelle urne. Qua a Latina si è verificato quello che in politica è il cosiddetto fenomeno dell'anatra zoppa, cioè quando il sindaco in assise comunale è in minoranza rispetto all'opposizione, cioè a chi ha perso le elezioni, che però le ha vinte al primo turno. Non è un gioco di parole, ma è un ossimoro della democrazia, quando cioè l'elettorato si lascia guidare dalle emozioni, che essendo umane fluttuano e s'accavallano nell'inseguirsi delle giornate, così quello che sarebbe dovuto apparire scontato nel primo turno non si verifica nel secondo. Così a Latina è accaduto che nel primo turno delle amministrative il sindaco uscente Damiano Coletta e la sua coalizione (Partito Democratico e Latina Bene Comune, una civica di ispirazione di centrosinistra che aveva stravinto la competizione nel 2016) venissero letteralmente schiaffeggiate dal ritorno del redivivo Vincenzo Zaccheo, sindaco 'forte' dal 2002 al 2010 e sostenuto non senza frizioni dall'intero centrodestra di nuovo unito, ma poi i cittadini al momento del ballottaggio hanno virato verso il sindaco uscente, responsabilizzando a questo punto i suoi amministratori, che fossero di destra, di sinistra, di centro, civici o semplicemente attivisti della prima e ultima ora.
E sì, diamo una nuova chiave di lettura rispetto a questo straordinario strumento di potere che è il voto. I cittadini di Latina vessati, amareggiati, stanchi e frustrati da anni di immobilismo, liti, commissariamenti, indecisioni e disorientati da una città che oggi ha il futuro dietro le spalle, avviliti dalle classifiche de IlSole24Ore che ogni anno fanno sprofondare il capoluogo pontino, hanno così deciso, più o meno scientemente ma di sicuro freudianamente, di sensibilizzare tutti, nessuna forza partitica e politica esclusa, a lavorare per il presente e il futuro della città. Non si spiegherebbe altrimenti questa inversione di tendenza della città nel giro di 15 giorni, una città da sempre combattuta, con l'anima in continuo conflitto, che andrebbe studiata sui testi univeristari di sociologia, oggi di nuovo laboratorio ma non della nuova 'destra' come accaduto negli anni '90 ma di un governo di salute pubblica, di larghe intese, di grosse koalition, animato solo per il perseguimento del bene comune, senza distnzioni di orientamento politico, nonché ci aggiungiamo religioso, sessuale, sanitario e finanche di tifo sportivo. Una città granitica: questo sognano evidentemente i cittadini di Latina.
Il sindaco Damiano Coletta che nei 5 anni di governo ha sbandierato solo a parole il concetto dell'inclusione oggi è costretto per poter sopravvivere politicamente e per dare soprattutto un senso -e un destino- alla sua esperienza amministrativa a tendere tutt'e due le mani al centrodestra visto l'esiguo numero di consiglieri comunali a suo favore (siamo 12 contro 18...), dall'altro lato il centrodestra dovrà mostrare quella maturità che finora le è sempre sfuggita deludendo -e non poco- un elettorato che gli ha sempre concesso una fiducia a priori.
Certo, Latina non è l'Italia ma è un microcosmo interessante su cui fissare lo sguardo. Non c'è il tecnico Mario Draghi come figura totemica super partes a guidare una coalizione composta da anime differenti, ma ci sono temi e argomenti su cui una comunità di 130mila anime aspetta risposte da tutti i suoi amministratori. Nessuno escluso. Ora sta a loro. L'elettorato si è espresso a favore degli uni e degli altri. C'è solo l'obbligo di lavorare insieme per una comunità che gli ha indicato qual è il percorso da seguire. Tutti insieme.
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