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Il futuro dell'idrogeno si scontra col futuro dei territori

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La Regione Lazio dà il via a due progetti faraonici ma boccia quello che avrebbe potuto dare linfa economica a una terra depressa come quella pontina

La valle del paradiso dell’idrogeno non abita in provincia di Latina. Basti andare a scorrere i risultati della graduatoria pubblicata ieri dalla Regione Lazio in merito al Bando PNRR – Hydrogen Valley. Dalla graduatoria risultano ammessi al finanziamento due progetti: H2 – CIVITAVECCHIA, progetto proposto direttamente da Civitavecchia Fruit & Forest Terminal – CFFT S.p.a., società di proprietà al 100% di Noord Natie una delle più grandi imprese terminalistiche d'Europa attraverso il quale il porto di Civitavecchia si candida a diventare la prima ‘Hydrogen Valley’ portuale italiana; e HELIOS, progetto proposto in forma congiunta da ENGIE SERVIZI S.p.A., Società Gasdotti Italia S.p.A. e Consorzio Industriale del Lazio che mira alla produzione di idrogeno nel distretto industriale di Frosinone attraverso il recupero del sito dismesso “Ex Ilva”.

C’è un terzo progetto che ha rischiato di essere finanziato, quello presentato da INDECO GREEN HYDROGEN HUB proposto dalla società IND.ECO. S.r.l., la società che ha gestito una parte della discarica di Borgo Montello a Latina e che negli ultimi anni ha cominciato un modello virtuoso di gestione e produzione di energia rinnovabile tanto da essere indicata come azienda da studiare (ed emulare) da diversi atenei italiani. Così, il progetto uscito dagli studi Indeco risulta essere il primo tra i progetti ammissibili a finanziamento ma non finanziabili per esaurimento delle risorse per la Regione Lazio.

Il progetto sarebbe sorto presso l’ex Centrale Nord sita all’interno della discarica di Borgo Montello ed avrebbe consentito lo sviluppo di una filiera della produzione, trasporto, accumulo di idrogeno verde prodotto da fotovoltaico destinato all’utilizzo nel distretto industriale di Latina.

Questo progetto avrebbe permesso, sfruttando modelli virtuosi di gestione e recupero dei sottoprodotti di processo, di produrre annualmente circa 160 tonnellate di idrogeno con possibilità di incremento di produzione nei successivi 5 anni dall’entrata in esercizio fino a 320 tonnellate annue rivalutando e sovvertendo le prospettive di una discarica in post-mortem che verrebbe così proiettata e convertita in sito di produzione di vettori energetici valorizzando la logica dell’economia circolare, della carbon neutrality e dell’end of waste.

Un autentica occasione mancata per il territorio pontino, ancora fanalino di coda nella regione Lazio. Infatti, l’idea progettuale era quella di realizzare sul sito industriale della ex Good Year, quindi dismesso, che insiste sul territorio del comune di Cisterna, un impianto di produzione di idrogeno rinnovabile proprio nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) - M2C2 Investimento 3.1 “Produzione in aree industriali dismesse”. Per il territorio pontino sarebbe stato un ulteriore salto di qualità nella capacità del territorio e delle imprese nel produrre energia rinnovabile, come richiesto oggi sempre più insistentemente dall’Europa in nome della produzione di energia pulita e di un’autonomia dall’energia fossile. Eppure qualcosa si era mosso in terra pontina sul fronte dei siti di produzione di fonti rinnovabili alternative. Della volontà da parte di un gruppo di imprenditori di creare un parco virtuoso di economia circolare che insiste sul sito dell’area di Borgo Montello era cosa nota, oggi studiato e preso d’esempio da università italiane di ingegneria per questo modello virtuoso di riconversione di una discarica a sito di produzione di energia rinnovabile (solare e idrogeno ricavato dai rifiuti), ma forse ora sfuma la possibilità che si possa realizzare un sito che produca idrogeno da un’area industriale dismessa (ex GoodYear).

Da qui partono, poi, diverse riflessioni: il progetto INDECO GREEN HYDROGEN HUB non è stato ammesso per mancanza del titolo di proprietà del terreno in cui avrebbe dovuto insistere il sito di produzione dell’idrogeno. Ma ci si chiede se lo stesso metro di giudizio è stato adoperato in quello proposto dal progetto ENGIE SERVIZI SPA Società Gasdotti Italia S.p.A. che si avvale della sinergia di una partecipata come il Consorzio Industriale del Lazio. Ma i progetti sono di natura privata o possono avere anche il sostegno di enti derivati?

Intanto mentre la classe politica pontina continua a organizzare convegni e seminari sul futuro energetico (e imprenditoriale) di questo territorio, i privati provano a realizzare imprese che guardano al futuro ma restano penalizzati perché negli altri territori laziali alla teoria si unisce spesso la pratica.

 

 

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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