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Le due leghe si riuniscono e scelgono il consenso

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Prevale la linea del leader Matteo Salvini, custode del bottino di quasi tutti i voti del partito, ma il 12 e 13 dicembre ci sarà un’altra battaglia

Matteo Salvini si è detto molto soddisfatto del Consiglio federale della Lega per stabilire la linea del partito. Una riunione che ha evidenziato l’effettiva presenza di due poli all’interno del Carroccio, ma che ha visto prevalere la linea del leader. 

Dopotutto, visti i numeri, un’idea di Lega come partito responsabile non può esistere. La lega del “fare”, la Lega Nord, prima della leadership salviniana aveva il 3% e adesso sembrava quasi essere la cura al populismo del partito e l'alternativa alla leadership dell'ex Ministro degli Interni. Ma il populismo è quello che ha portato voti al partito, e i vari Giorgetti e Maroni sanno che per arrivare a posizioni rilevanti servono i voti, quelli che seguirebbero quasi in toto Salvini in caso di un’eventuale scissione.

Mandato pieno al segretario Matteo Salvini sulla via della Lega nazionale", dunque, e avanti con la Lega populista e ostile all’Europa, come testimonia anche la recente riunione di Salvini con Morawiecki e Orban per creare un gruppo al Parlamento Europeo.

"Voto unanime e mandato pieno al segretario che adesso ha fame e va a mangiarsi un piatto di pasta a casa, senza Di Maio e senza la pizza" ha detto Salvini festeggiando la “vittoria” e attaccando Giorgetti, con riferimento al recente incontro privato che ha visto protagonisti il Ministro dello Sviluppo Economico leghista Giancarlo Giorgetti e il Ministro degli esteri 5stelle Luigi Di Maio.

Unanimità?

Diverse le parole di Giorgetti, anche lui soddisfatto del consiglio federale, ma che non parla di “unanimità”, bensì dice di essere sicuro che il capo della Lega “Saprà fare una sintesi e porterà avanti la linea”. Una sintesi fatta dopo che “Salvini ha ascoltato tutti, anch'io ho espresso le mie idee”. Parole che negano la presenza del blocco monolitico del quale Salvini vorrebbe dare immagine, allontanando allo stesso tempo l'eventualità di una scissione. La Lega ha confermato di volersi stringere intorno all’uomo che può garantire, in vista delle elezioni, il risultato migliore.

Ma la partita non è finita, vista l’assemblea programmatica indetta da Salvini per il 12-13 dicembre, che vedrà espresse le idee dei dirigenti del partito più nello specifico. L’impressione è che il Consiglio federale sia solo il primo round della battaglia per sciogliere alcuni nodi fondamentali del programma Lega, in primis l’Europa.

La battaglia più aperta

Nell'ambito della politica europea del partito, il ministro Giorgetti ha espresso con decisione l’idea di entrare nel PPE (Partito Popolare Europeo), sostenuto anche dal Segretario federale Roberto Maroni, altro esponente di rilievo dell'area moderata: “Sarebbe bene fare quello che dice Giorgetti. Occorre che la Lega aderisca al Ppe. Giorgetti che è il più democristiano dei leghisti ha ragione. Converrebbe anche a Salvini, che potrebbe prendere il posto di Silvio Berlusconi. Diventare così il leader di un centrodestra moderato in Italia in grado di dialogare con le forze di centro che non hanno tanta forza. Lasciando a Giorgia Meloni il ruolo della destra”.
Idea della quale Salvini non vuole sentir parlare, ritendendo il PPE troppo moderato: "Il Ppe non è mai stato così debole, è impensabile entrare nel partito popolare anche perché è subalterno alla sinistra. E noi siamo alternativi alla sinistra”.

Uninimità? No. Un conto in sospeso che si risolverà, forse, a metà dicembre.
 

2 anni fa
Autore
Emanuele Di Casola

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