Cookie Consent by FreePrivacyPolicy.com
Loader

Dopo la scoperta del Long Covid serve attenzione

laboratory-563423_1920.jpg

Nella prima fase della pandemia riguardava 1 paziente su 2. La scoperta al Policlinico Gemelli di Roma

Nell'aprile 2020, a pandemia appena iniziata, un'intuizione, nata dall'esigenza di rispondere allo smarrimento dei primi pazienti guariti dal Covid, è stata all'origine della nascita del day hospital post-Covid, probabilmente il primo al mondo, al Policlinico Gemelli di Roma. Una struttura dove è stato possibile osservare, sin dall'inizio, in maniera sistematica, le sequele dell'infezione e ciò che poi è stato definito Long Covid. "Un problema che nella prima ondata pandemica riguardava, probabilmente, una persona su due tra chi ha avuto la malattia con sintomi", spiega all'Adnkronos Salute - alla vigilia della giornata di mobilitazione social della comunità internazionale dei pazienti che convivono con il Long Covid - Francesco Landi, responsabile del day hospital post Covid dell'ospedale capitolino dove oggi sono seguiti oltre 3.500 guariti dalla malattia.

"A inizio marzo 2020 mi sono trovato, da internista geriatra - continua - a fronteggiare come tutti i colleghi una nuova malattia. E a parte la 'prima linea' nella fase acuta, c'erano anche i pazienti che, una volta guariti e negativizati, al momento delle dimissioni, ci chiedevano che fare, anche perché spesso avevano sintomi persistenti come stanchezza, tosse. Ma c'era anche paura. E così il primo aprile 2020, abbiamo aperto il day hospital post Covid per quelli che chiamavamo i sopravvissuti del Covid".

In questo modo "abbiamo cominciato a seguire i guariti a 360 gradi, facendo valutazioni multi organo. E abbiamo visto - e pubblicato per primi al mondo nel giugno del 2020 su Jama - che persistevano molti sintomi: il 50% continuava ad avere affaticamento, dispnea, affanno, disturbi del sonno. Non lo chiamavamo Long Covid ma parlavamo di 'persistent symptoms'", aggiunge Landi. 

Nel tempo "abbiamo scoperto tante cose che ci inducono ad affermare che i pazienti che hanno avuto il Covid con sintomi, soprattutto con le prime varianti e prima del vaccino, devono essere seguiti e controllati. Ma vanno valutati tutti i pazienti che hanno avuto la malattia sintomatica in tutte le fasi della pandemia".

Come "va valutato con attenzione particolare chi ricomincia a fare un'attività agonistica dopo la malattia, situazione per la quale è stato anche messo a punto un protocollo che ho co-firmato con la Federazione medico sportiva italiana. Il tema essenziale è garantire assistenza a questi pazienti e credo che il Servizio sanitario nazionale debba farsene carico: oggi ci sono tante evidenze che danno indicazioni su approfondimenti diagnostici, terapie e persino sull'approccio nutrizionale".

Nel post pandemia, insomma, "non bisogna dimenticare chi soffre di Long Covid. E questo si può fare concretamente perché le evidenze scientifiche raccolte sono tante, ci sono protocolli realizzati che possono tracciare la strada per altri protocolli", conclude Landi, che continua a portare avanti il progetto del day hospital finanziato all'inizio della pandemia dalla Regione Lazio e che oggi, invece, viene sostenuto dalle donazioni.

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

Commenti