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Il made in Italy c'è già e andrebbe rafforzato

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Il Governo vara il made in Italy ma si scontra con le dichiarazioni dei dirigenti scolastici

“Il Presidente del Consiglio ascolti i dirigenti scolastici se vuole davvero valorizzare l'istruzione tecnica e professionale. Per farlo, non basta denominare "liceo" un percorso quinquennale statale già ordinamentale e incastonato all'interno del quadro normativo della "Buona Scuola". Così il presidente nazionale di Dirigentiscuola Attilio Fratta sulla proposta del Governo di istituire un nuovo percorso di studi.

Quello del Made in Italy è uno degli 11 indirizzi dell'istruzione statale professionale e il suo disegno è contenuto, articolato e armonizzato con i Codici Ateco di molteplici settori imprenditoriali nel D.I. 92/2018 del D.Lgs. 61/2027 applicativo della Legge 107/2015.

“Bisogna poi chiarire - continua Fratta - il concetto di Made in Italy per fare in modo che le famiglie capiscano con chiarezza quale figura professionale questo indirizzo miri a formare. Un altro dato imprescindibile riguarda l'andamento delle iscrizioni in questi corsi già attivi in Italia. Siamo sicuri che questa idea, già del governo Renzi, sia stata accolta e compresa?"

Ma non è l'unica polemica. "Istituzione di un liceo sul Made in Italy? Vorrei capire, al di là dello slogan, quali sarebbero i contenuti e a cosa può servire questo liceo". Lo ha detto Rino di Meglio, coordinatore nazionale Gilda Insegnanti in merito a quanto affermato dalla premier Giorgia Meloni. "Penso che bisognerebbe concentrarsi nel dare qualità ai licei che già ci sono", ha concluso Di Meglio.

"Certamente dare uno spazio al Made in Italy è una prospettiva importante, positiva, e le potenzialità della nostra nazione sono tante e tali che appunto è fondamentale che in ambito formativo abbiano spazio di attenzione particolareggiato. Ma ci sono delle perplessità". Lo afferma Cristina Costarelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi Lazio, precisando che "l'idea di un nuovo liceo? E' difficile vederne i contorni. Ne abbiamo già 6 nel settore del Made in Italy dato che trova già spazio di cura e di attenzione nell'istruzione professionale, negli istituti agrari e alberghieri, in particolare, e se vogliamo anche negli istituti professionali di moda".

"Noi abbiamo un'offerta formativa dell'istruzione superiore già molto ampia, talmente ampia che talvolta porta disorientamento ai nostri studenti nelle scelte, perché oltre agli indirizzi di base abbiamo anche numerose opzioni che le scuole definiscono all'interno dell'ampliamento dell'offerta formativa, - spiega Costarelli - Quindi abbiamo gli indirizzi ordinamentali e in più numerose altre opzioni: introdurre un nuovo percorso di studi specifico sul Made in Italy , in un periodo poi di calo demografico e di un'offerta già molto ricca, lascia un po' perplessi. Mentre si potrebbero, anche per la cura del Made in Italy, rinforzare i percorsi già esistenti, come ad esempio l'agrario, di cui proprio ieri la premier ha apprezzato le potenzialità".

 

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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