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Le maglie celebrative a mo’ di sfottò

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Storia quotidiana di un cronista di Latina, tifoso dei nerazzurri, costretto a seguire il Frosinone calcio nel campionato di serie B.

Viviamo di simboli. Sono segni distintivi, primordiali, ancestrali, appartengono alla storia dell’uomo. E quindi del mondo. Un gruppo si identifica con un simbolo, rappresentato da una bandiera, uno striscione, una maglia. Allo stadio il simbolismo è forte, è immancabile, con lo sventolio di sciarpe e bandiere colorate e raffiguranti uno stemma, con le maglie indossate come una sorta di divisa sia da chi gioca sia da chi si identifica con la squadra per cui tifa, partecipando in maniera osmotica a quell’atto erotico che è il gol, il fine meraviglioso di uno sport magnifico come il calcio. Ecco, la partecipazione emotiva dello spettatore è maggiore rispetto a uno spettacolo dal vivo come il teatro, eppure dal teatro mutua un aspetto colmo di passionalità: l’evento (cioè, la partita) è amplificato anche dall’incitamento delle curve, alcova di un sostegno caldo, capaci di violenze ingiustificate ma anche di slanci di grande solidarietà. La curva è una sorta di coro greco, che agisce cantando e accompagnando le gesta degli attori che calcano la scena sul campo, un altro aspetto, questo, sociologico unico e bellissimo. Ma torniamo alla moda delle maglie, segno anche di un merchandising ormai forte, che trova riscontro inevitabilmente in date simbolo.

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Latina e Frosinone si scambiano sfottò da quando è nato il calcio: così, i tifosi canarini, appena hanno saputo del mio incarico professionale, hanno compreso il mio piccolo grande dramma sportivo, cercando di aiutarmi a ricordare una maglia celebrativa, quella del 18 giugno 2014, quella notte dove all’undici di Breda sfuggì la serie A a domicilio. Siccome, il calcio crea distanze ma unisce, i tifosi frusinati hanno scavato nei miei profili social fino a trovare una mia performance teatrale, completamente vestito di bianco, calandomi quella casacca celebrativa purtroppo sfumata. Ma ci sta, fa parte dello sfottò. Loro non lo sanno ma quella pièce teatrale tratta da un mio romanzo abbraccia il calcio, affonda la sua storia nel campionato del mondo in Argentina del 1978, quello organizzato dalla junta militar, quello delle storie delle Madres de plaza de Mayo e dei desaparecidos, tra l’indifferenza e la complicità dell’Occidente. Latina-Cesena 1-2 del 18 giugno 2014 è una storia che oggi la rivalità tra tifoserie ha trasformato in sfottò mentre ‘Il profumo dell’ultimo tango’ è un’altra storia che in questa rubrica prima o poi racconteremo.

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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