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Le carceri italiane restano difficili

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La testimonianza dell'ex Nar Francesca Mambro, che ne parla nel libro 'Il bacio sul muro e altre storie'

"Bisogna tornare a parlare di carcere, oggi c'è una situazione davvero difficile". E' per questo motivo che Francesca Mambro, l'ex terrorista nera, ha deciso di ripubblicare il suo libro uscito oltre 20 anni fa - 'Il bacio sul muro e altre storie' - cedendo alla richiesta dell'editore (Settimo Sigillo). Nella ristampa in copertina spariscono le sbarre dietro cui è impresso il bacio di Klimt: un messaggio di libertà riconquistata. Il volume è un "diario o manuale di sopravvivenza carceraria", così come è stato definito da Alessio Falconio, direttore di Radio Radicale, nel corso della presentazione oggi a Roma, presso la Fondazione Willy Brandt, con la senatrice Stefania Craxi, l'ex magistrato Simonetta Matone; la presidente della Fondazione Enzo Tortora Francesca Scopelliti e la docente universitaria e regista Porzia Addabbo.

'Il bacio sul muro e altre storie', racconta la quotidianità del carcere (con la cucina che scandisce le giornate e diventa antidoto alla solitudine) condivisa con molte donne conosciute all'interno dopo che l'esponente del gruppo eversivo d'ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar) fu condannata nell'82. "Ho scritto questo libro anche per ringraziare quelle donne che ho conosciuto e raccontare le loro storie, il loro dolore. Non il mio, perché è un peso che devo portare sulle mie spalle, è qualcosa che non voglio condividere", sottolinea Mambro.

"Quando l'ho scritto il carcere era paradossalmente più aperto (con delegazioni parlamentari che visitavano tutte le sezioni), più trasparente, oggi invece non sappiamo quello che accade. Non si conoscono le storie. Ci sono - dice Mambro, che collabora da molto tempo con l’associazione Nessuno tocchi Caino - malati psichiatrici che non sanno dove sbattere la testa, perché non hanno niente e nessuno, magari i figli sono detenuti, un circolo vizioso perché se non recuperi il padre con ogni probabilità i figli saranno a loro volta detenuti". Mambro dice poi che il carcere "è costruito per gli uomini e non per le donne che tra l'altro vivono con molta disperazione la separazione con i figli", tant'è che tra di loro ci sono meno suicidi.

"Quello che meraviglia - aggiunge poi Mambro - è che la giustizia tutti la reclamano ma poi sembra che l'essere umano in realtà non sappia rinunciare al conflitto" a svantaggio "del dialogo, del confronto e lasciando spazio a una disperazione di fondo che non porta a nulla di buono", tant'è che i ragazzi "si allontanano sempre più dalla politica, dall'attività sociale", mentre "in carcere paradossalmente devi guardarti in faccia".

un libro lieve, nonostante sia stato scritto da una donna condannata a più ergastoli, emerge un'accettazione serena, consapevole della condanna dopo le scelte fatte, c'è la coscienza di pagare il prezzo, c'è guardare alle altre senza schemi", commenta Simonetta Matone. Secondo Stefania Craxi, il libro di Mambro "accende la luce sulla situazione delle carceri, una situazione che riguarda tutti noi". Poi ricordando i numeri della carceri (con quasi 55mila detenuti e tassi di sovraffollamento che in alcuni casi arrivano al 150%), Craxi pone l'accento sul fatto che "dietro i dati ci sono le persone e le nostre carceri devono essere civili (la vita dentro non deve rappresentare tempo sospeso) e soprattuto devono tendere alla rieducazione".

Francesca Scopelliti ha ricordato che il 18 maggio è il 35esimo della morte di Enzo Tortora - "lo chiamo crimine di Stato, perché è morto di malagiustizia" - e parlando del libro della Mambro dice di essere rimasta colpita dalla "compassione per le sue compagne di sventura. Ho conosciuto il carcere attraverso le lettera che mi scriveva Enzo Tortora in cui emergeva tutto il dolore, cosa che non trovo nel libro di Francesca anche quando denuncia le privazioni dando spazio alla solidarietà femminile".

16 Maggio
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacomelli

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