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La salvezza contro il Covid? Vaccino e (ancora) mascherine

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Il presidente Farmindustria: 'siamo il Paese che ha fatto più vaccinazioni e nessuno l’avrebbe mai detto un anno fa'

"Credo che i dati ci lascino ben sperare, io ho sentito i rappresentanti di alcune istituzioni dire che siamo passati dall’obbligo alla responsabilità e credo che gli italiani abbiano capito. C’è ancora l’utilizzo delle mascherine e mi auguro che ci sia ancora un po' di attenzione così da uscire definitivamente da questa pandemia. L’apporto dei vaccini non si può non riconoscerlo. Siamo il Paese che ha fatto più vaccinazioni e nessuno l’avrebbe mai detto un anno fa. Grazie ai vaccini ne stiamo uscendo ma consiglierei ancora un po' di prudenza e responsabilità”. Così il presidente di Farmindustria, Massimo Scaccabarozzi, a margine del Digital Health Forum, evento promosso da Farmindustria in collaborazione con Vodafone business, Gsk, Novartis, Chiesi e Msd.

"L'abolizione dell'obbligo di mascherina non impone il divieto di indossarla. Chi la indossa esercita solo la tanto decantata libertà" intanto sottolinea su Twitter Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, commentando un post in cui l'economista dell'università di Pavia Riccardo Puglisi definisce "preoccupante la percentuale di persone che al supermercato indossano ancora la mascherina", prevedendo che "l'ossessione dei media e dei politici italiani per il Covid avrà effetti per molto tempo".

E riprende quota anche l'assistenza medica in casa per chi ha contratto la malattia. "Quello di cui abbiamo bisogno contro Covid, ma non esiste ancora, è una serie di farmaci che agiscano quando c'è la malattia", cioè a patologia ormai conclamata. "Antivirali che funzionino" nell'infezione virale "come fanno gli antibiotici" che si usano nelle infezioni batteriche "quando c'è una manifestazione della malattia. Sono antivirali di questo genere di cui avremmo bisogno. Le pillole anti-Covid di cui disponiamo oggi sono un'arma in più rispetto al passato per le persone ad alto rischio di forme gravi. Ma bisogna usarli subito", ai primi sintomi, e hanno una finestra temporale di utilizzo molto breve. "Vanno dati prima che si inneschi la malattia perché poi sarebbe tardi. Quindi bisogna trattare molti pazienti a rischio e subito, anche se quelli che poi sviluppano la malattia sono molti meno". E' lo scenario tracciato  da Silvio Garattini, presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri Irccs.

Il farmacologo fa il punto su come l'arrivo di nuove armi 'domestiche' ha cambiato il quadro, ma precisa: "In generale una persona che si ammala di Covid oggi, se è vaccinata, non deve fare niente. Perché la stragrande maggioranza è protetta. Si infetta, ma non ha la malattia. Sono le persone ad alto rischio che possono usare gli antivirali orali", le pillole anti-Covid che oggi possono essere prescritte dal medico di famiglia e ritirate in farmacia. "Si pensi per esempio a chi è in chemio, chi ha un trapianto d'organo, chi ha una risposta molto ridotta al vaccino. Invece per le persone che non hanno queste problematiche e sono paucisintomatiche non cambia molto rispetto alle indicazioni già note", che prevedono di cominciare eventualmente con trattamenti mirati ai sintomi, come paracetamolo e antinfiammatori Fans in presenza di febbre e dolori articolari o muscolari.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacometti

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