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Milan-Inter: non festeggiare per non offendere l'avversario

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Siamo al ridicolo: gli interisti, giocatori e tifosi, sono invitati a tenere un basso profilo per non scatenare disordini

Il calcio è ormai roba da teatro no. O spettacolo per mimi privi di corde vocali. Altro che stadi ribollenti passioni ancestrali, dove l’istinto del Colosseo s’impadronisce per 90’ anche del senatore compassato.

E sì, perché leggiamo sgomenti che l’Inter qualora nel prossimo turno che li vede di fronte ai rivali del Milan dovesse vincere matematicamente lo scudetto, è stato deciso di farglielo festeggiare –e così la seconda stella sulla maglia- attraverso un profilo basso. Cioè, sarà vietato a Lautaro e compagni di sorridere appena, di non esultare per una rete, di non celebrare l’agognato traguardo di una stagione, perché potrebbe offendere la sensibilità dei tifosi avversari.

Capiamo meglio. Quindi, l’Inter vince in casa del Diavolo il suo scudetto e deve attenersi a un codice comportamentale atto a non offendere la sensibilità sportiva dello sconfitto, perché i tifosi rossoneri non tollererebbero lo sventolio di vessilli nerazzurri né peana assortiti. Ma dov’è la gioia da esternare per il traguardo raggiunto? Che fine ha fatto la sana rivalità sportiva? L’ironico sfottò? Il tripudio perché hai battuto l’avversario, per di più di sempre? Certo, parliamo di comportamenti che non tracimino il buon gusto. Insomma, non si vuole premiare il tifoso dell’Inter ma in compenso non si vuole far rosicare il tifoso del Milan, che, suggeriamo, se non vuole vedere l’assegnazione dello scudetto ai rivali potrebbe prenotarsi un weekend a Boccadasse o, se non vuole rinunciare al suo legittimo abbonamento, girarsi dall’altra parte.

Qualcuno azzarderà che si temono disordini. Poiché non è possibile che un manipolo di tifosi interisti possa festeggiare in casa del Milan. Pare sia anticostituzionale. Si sono mossi anche l’Onu e il G7 per arginare grida di giubilo dei giocatori e tifosi interisti nella tana del Diavolo, con pesantissime sanzioni pronte a colpire la dirigenza interista. Un evento del genere mi ricorda quando la finale di Coppa Libertadores del 2018 tra Boca Juniors e River Plate, le due squadre di Buenos Aires,  fu giocato a Madrid (!) per le intemperanze tra i tifosi. A questo scaviamo nell’alba del calcio, per il primo scudetto del Bologna, anno di grazia 1925, quando la quinta finale spareggio contro il Genoa fu giocata a porte chiuse alle 7 del mattino a Milano, coi giornali obbligati, data l’epoca, a indicare Torino come teatro di gioco proprio per depistare tifosi poco ecumenici.

Oggi, però, siamo giunti a un senso del ridicolo consistente.

Per fortuna il senso del ridicolo non ha odore. Altrimenti, sai che puzza.

16 Aprile
Autore
Gian Luca Campagna

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