La crisi ucraina una guerra di nervi, azioni e parole
L'Ucraina chiede lumia Mosca sull'ammasso di truppe e sangue. Cresce la preoccupazione di Usa e Johnson
Cresce la tensione lungo il confine ucraino, con la Russia che ammassa truppe. Azioni che hanno colto di sorpresa la Ue e gli Usa, preoccupati per l'atteggiamento provocatorio partito da Mosca. Così, la Russia ammassa ancora truppe alla frontiera ucraina, nonostante tutti i proclami di non voler fare la guerra. In un'intervista a Fox news, il portavoce del Pentagono John Kirby ha accusato: "Vladimir Putin continua a mandare soldati al confine e abbiamo visto che lo ha fatto anche questo weekend". Secondo Kirby, Putin sta valutando una serie di opzioni di attacco, che potrebbe ordinare "in qualunque momento".
"Potrebbe ordinare qualcosa su piccola scala, potrebbe anche fare qualcosa su una scala relativamente più ampia - ha detto il portavoce del Pentagono - E potrebbe farlo in qualunque momento. Dipende da quello che vuole fare".
Ma resta anche in piedi il goco della diplomazia e delle parti, con Mosca che ha inviato richieste alla Nato per chiedere se intendono rispettare gli impegni chiave di sicurezza: infatti, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in dichiarazioni all'agenzia Tass in cui ha anche sostenuto che l'ingresso dell'Ucraina non porterebbe alcun vantaggio alla Nato.
"Mandiamo alla Nato una richiesta ufficiale ai nostri colleghi dei paesi dell'Osce e la Nato, attraverso il ministero degli Esteri, con la pressante richiesta di spiegare come intendono ottemperare agli impegni di non rafforzare la loro sicurezza a spese di quelle altrui - ha affermato - se non intendono fare questo, devono spiegare perché. Questa sarà la questione chiave nel determinare le nostre ulteriori proposte al presidente russo Vladimir Putin".
Lavrov ha anche sostenuto che l'Ucraina non è pronta a entrare nella Nato e non porterebbe nessun beneficio all'Alleanza. "Ogni volta la linea che dovrebbero difendere si sposta più a est. Ora è già arrivata vicino all'Ucraina. Vogliono anche far entrare questo paese. Ma è chiaro a tutti che l'Ucraina non è pronta e non porterebbe alcun contributo al rafforzamento della sicurezza della Nato", ha detto Lavrov. Aggiungendo che un eventuale ingresso di Kiev, "minerebbe veramente i rapporti fra la Nato e la Federazione russa e sarebbe una forte violazione degli obblighi presi dai presidenti degli Stati Uniti e da altri stati membri".
Un atteggiamento che ha colto di sorpresa l'Ucraina. "Se i funzionari russi sono seri quando dicono che non vogliono una nuova guerra, la Russia deve continuare gli sforzi diplomatici e ritirare le forze militari che ha ammassato lungo i confini con l'Ucraina e nei territori temporaneamente occupati. La diplomazia è l'unica via responsabile" ha scritto su twitter il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, che si è poi detto "grato alla mia collega britannica e amica Liz Truss per la sua posizione risoluta".
Gli Stati Uniti hanno altre indicazioni per confermare i loro timori di un imminente attacco russo contro l'Ucraina: secondo quanto rivelato da due fonti della difesa alla Cnn, Mosca avrebbe spostato scorte di sangue nei pressi del confine, nell'ambito del dispiegamento di truppe, equipaggiamento e forniture mediche in vista di un'invasione.
Una delle due fonti in realtà ha detto all'emittente che la presenza di scorte di sangue nei pressi della frontiera ucraina non è un indicatore assoluto di un'invasione, ma comunque uno degli elementi tra i tanti che gli Stati Uniti stanno monitorando nell'ambito del rafforzamento della presenza militare russa al confine.
Londra ha proposto alla Nato di raddoppiare la sua presenza militare nell'Europa orientale per mandare "un messaggio chiaro al Cremlino". "Se il presidente Putin sceglierà un percorso di sangue e distruzione, sarà una tragedia per l'Europa. L'Ucraina deve essere libera di scegliere il proprio futuro", ha detto il primo ministro britannico Boris Johnson, in un comunicato citato dalla Bbc. L'invio di altre truppe sarebbe anche un segnale "dell'impegno britannico verso gli alleati nordici e baltici".
Le dichiarazioni di Johnson arrivano mentre il premier britannico si appresta la settimana prossima a vistare l'Ucraina e avere un colloquio telefonico con il presidente russo Vladimir Putin.
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