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In Italia è flop spending review

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Il miglioramento dei rapporti tra imprese e Pa passa attraverso un deciso aumento della produttività degli uffici pubblici

Rispetto ai principali Paesi Ue, la spesa per il funzionamento della nostra PA era nel 2021 pari al 6,2 per cento del Pil, in linea con quella tedesca (6,3 per cento del Pil), ma leggermente superiore a quella spagnola (5,9 per cento) e decisamente più elevata di quella francese (+5,1 per cento del Pil). Rispetto a tutti gli altri Paesi analizzati, l’Italia, rileva la Cgia, si differenzia per una spesa dei consumi intermedi della sanità particolarmente elevata (2,5 per cento del Pil), rispetto a quella spagnola (2 per cento), francese (1,1 per cento) e, in particolar modo, tedesca (0,8 per cento). E’ vero: la nostra spesa non è elevatissima, visto che è superiore alla media europea di soli 0,2 punti percentuali di Pil, tuttavia, se teniamo conto della qualità e della quantità dei servizi resi ai cittadini e alle imprese, il costo di funzionamento della nostra PA non appare per nulla giustificato: più di 6 punti di Pil è veramente troppo.

Dalla disaggregazione delle principali voci di spesa dei consumi intermedi, si evince che nel 2021 (ultimo anno in cui questi dati sono disponibili), i servizi ospedalieri (acquisto di beni e servizi del sistema sanitario) ammontano a 19,8 miliardi, i servizi ambulatoriali (acquisto beni e servizi delle strutture non appartenenti al sistema ospedaliero) e la protezione ambiente (gestione dei rifiuti) entrambi con 10,1 miliardi di euro. I prodotti medicinali, le attrezzature e gli apparecchi terapeutici sono costati 7,7 miliardi, mentre le spese per l’amministrazione, il funzionamento e il supporto degli organi esecutivi e degli organi legislativi, fiscali, etc., ammontano a 6,1 miliardi. La Cgia che le prime dieci voci di spesa dei consumi intermedi incidono per il 70 per cento circa del totale.

Il miglioramento dei rapporti tra imprese e Pa passa attraverso un deciso aumento della produttività degli uffici pubblici. A affermarlo è la Cgia di Mestre. Un miglioramento, spiega, che deve svilupparsi secondo quattro direttrici: banche dati pubbliche interconnesse tra loro; forte implementazione della digitalizzazione; standardizzazione dei procedimenti e della modulistica; riorganizzazione delle competenze e riduzione del numero di enti pubblici coinvolti nel medesimo procedimento.

Più in generale, prosegue la Cgia, le imprese chiedono che il rapporto con la PA si agevoli con una sola istanza, una sola piattaforma informatica, una sola risposta ed un solo controllo. Fondamentale, infine, il monitoraggio degli effetti delle semplificazioni già introdotte, evitando l’emanazione continua di nuove norme che modificano le precedenti che, spesso, complicano ulteriormente la vita delle imprese.

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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