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Allarme per il tumore al pancreas

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La patologia si candida a diventare la seconda causa di morte per neoplasia a livello mondiale entro il 2030

Sono prospettive poco rassicuranti quelle relative al tumore al pancreas: secondo le proiezioni, la patologia si candida a diventare la seconda causa di morte per neoplasia a livello mondiale entro il 2030, con una stima di oltre 560mila casi al mondo nel 2025. Un quadro che è confermato dal progressivo incremento dei numeri anche nel nostro Paese. Secondo i dati dell’Associazione italiana registro tumori sono state circa 14.500 nel 2022 le nuove diagnosi in Italia, in aumento rispetto agli anni passati, con un incremento complessivo nei due sessi del 3% e un ulteriore incremento atteso per il 2025 del 5% associato ad una diminuzione dell’età media dei malati". Lo ricordano le associazioni Fondazione Nadia Valsecchi e Oltre la Ricerca Odv che avviano una collaborazione con Federfarma e Simg, la Società italiana di medicina generale, per sensibilizzare la popolazione e le istituzioni sulla necessità di fare di più per la diagnosi precoce e l’attivazione di percorsi di sorveglianza nelle persone a maggior rischio di tumore del pancreas.

In occasione della Giornata mondiale del tumore al pancreas, domani, parta la campagna ‘Quanto pesano 80 grammi?’, un claim che mette al centro il piccolo organo piccolo, 80 grammi è il peso medio del pancreas, ma di grande importanza, con un 'peso' dunque di gran lunga superiore alle sue dimensioni fisiche. La campagna punta anche ad accendete la luce sull’assenza di un iter diagnostico ben definito che allunga a dismisura i tempi della presa in carico del paziente, e aumenta il numero di specialisti ai quali il paziente si rivolge spontaneamente, talvolta anche in maniera inappropriata.

"La ricerca ha fatto alcuni passi importanti: oggi sappiamo che alcuni gruppi di persone sono più a rischio di sviluppare la malattia per familiarità (presenza di più casi di tumore al pancreas in famiglia) o perché sono portatori di mutazioni a geni quali Brca, CdkN2a ed altri coinvolti anche nello sviluppo del tumore del pancreas. Studi recenti - avvertono le associazioni - dimostrano inoltre che la presenza di diabete di recente insorgenza o di diabete di vecchia data non più ben compensato con la terapia in uso dal paziente, è un altro importante fattore che deve allertare chi segue il malato ad una scrupolosa valutazione del pancreas. L’evidenza degli studi pubblicati in letteratura dimostra che l’identificazione di particolari categorie di soggetti a rischio e la sorveglianza condotta con i giusti mezzi, e con la tempistica corretta, può portare a diagnosi precoci e di conseguenza ad una più elevata percentuale di casi resecabili e ad una più alta sopravvivenza dei malati".

Fondazione Nadia Valsecchi e Associazione Oltre la Ricerca Odv, realtà che da anni si occupano di sensibilizzare la popolazione, supportare la ricerca sul tumore al pancreas ed assistere i pazienti e le loro famiglie nei percorsi di diagnosi e di trattamento, lanciano l’allarme: "Occorre sviluppare strategie di presa in carico dei pazienti sul territorio in modo da garantire equità delle cure ed il ‘diritto alla salute’ su tutto il territorio nazionale - afferma Francesca Gabellini, presidente di Oltre la Ricerca Odv -. Gli inderogabili doveri di solidarietà sociale sanciti dalla nostra Costituzione si attuano anche con la messa in campo dei livelli essenziali di assistenza, che dovrebbero essere garantiti ovunque secondo criteri di uniformità attraverso un intervento di regolazione da parte dello Stato".

“Ad oggi - continua Federica Valsecchi, presidente della Fondazione Nadia Valsecchi - sono poche le strutture che hanno attivato protocolli di sorveglianza attiva riferiti ai soggetti ad aumentato rischio di sviluppare la patologia, o Percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali (Pdta) standardizzati. Mancano risorse e strategie a questo dedicate da parte del Ssn, così come andrebbero implementati a livello Europeo i fondi dedicati alla ricerca scientifica su questa patologia". Allarme confermato da Silvia Carrara, presidente dell’Aisp (Associazione italiana studio pancreas e gastroenterologa all’Istituto Clinico Humanitas, che ribadisce: "Il percorso per la diagnosi ed il trattamento del tumore del pancreas è molto complesso, e richiede, oltre alle risorse tecnologiche adeguate, la presa in carico da parte di un team multidisciplinare che racchiuda in sé tutte le competenze specialistiche che si occupano di pancreas. La creazione di un percorso standardizzato di diagnosi e trattamento, e di un coordinamento a rete fra i centri esperti (chiamati Hub) e quelli meno esperti (spoke) è fondamentale per garantire cure più adeguate ai malati".

"È tempo di 'alzare le antenne' sui sintomi che, anche se generici e aspecifici, se messi a sistema, possono fondare il sospetto per l’avvio di indagini specifiche, e verso le istituzioni perché strutturino protocolli di presa in carico del paziente. Con il tasso di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi più basso tra tutte le patologie oncologiche – attorno al 10-12%, ben distante dall’88% del tumore al seno – quella contro il tumore al pancreas è una sfida con cui il mondo medico e scientifico è chiamato a confrontarsi, coinvolgendo quanti più attori possibili: una diagnosi precoce può consentire buone possibilità di sopravvivenza a 5 anni", concludono le associazioni.

16 Novembre
Autore
Pasquale Lattarulo

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