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La storia della Cantina Sant'Andrea dalla Tunisia a Sabaudia

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L'azienda presenta a Verona "253 giorni": il nuovo Vermentino omaggio a Sabaudia, ricordando la sua storia pantesca

Da Pantelleria a Borgo Vodice, una frazione di Sabaudia nell'Agro Pontino, passando per la Tunisia. E' la storia dei Pandolfo, di una famiglia e della sua passione per il lavoro e per il vino. Una storia di resilienza che dal 1880 arriva fino a oggi, trasmettendosi di padre in figlio. A Vinitaly l'azienda presenta la nuova etichetta '253 Giorni' che celebra il territorio e suggella il legame dei Pandolfo con la terra che li ha accolti quando nel 1964 dovettero lasciare la Tunisia in seguito alla decisione del presidente tunisino Harbib Bourghiba che espropriò i possedimenti terrieri e mise alla porta tutti gli stranieri presenti nel paese. "253 Giorni" è un omaggio a Sabaudia, per la quale ci vollero appunto 253 giorni per costruirla.

La scelta del vitigno di '253 Giorni' ricade su l’aromatica bacca gialla del Vermentino, perché il più adatto a rappresentare una zona costiera. Dopo una lavorazione in acciaio e un breve affinamento in bottiglia, è possibile sorseggiare un vino di un bel color giallo paglierino, carico di sfumature che porta con sé l’idea del mare, delle onde, della brezza marina e del sale, con note iodate miscelate a quelle di frutta tropicale, pesca e fiori.

Le radici storiche di Cantina Sant’Andrea provengono dai piccoli vigneti di uve zibibbo dell’isola di Pantelleria da cui, nella seconda metà dell’800 Andrea Pandolfo, nonno di Gabriele Pandolfo emigra per giungere a Khanguet Gare in Tunisia. È il 1880 e dalla Tunisia, racconta Gabriele (adesso nonno a sua volta di due nipotini), è cominciato tutto. Oggi Cantina Sant'Andrea vede Gabriele e Andrea, padre e figlio, gestire più di 100 ettari di vigneti.

17 Aprile
Foto: pixabay
Autore
Pasquale Lattarulo

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