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La Porta Santa di Rebibbia serve ad entrare o a uscire?

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Papa Francesco ha fortemente voluto la quinta porta dell'anno santo nel carcere

Papa Francesco per l'apertura del Giubileo, ha voluto che le porte Sante di Roma fossero 5. Alle solite quattro è stata aggiunta quella a Rebibbia dedicata ai carcerati perchè secondo lo stesso Pontefice l'anno santo della "Speranza" deve essere speranza anche per i carcerati. Mossa carismatica.sisgnificativa e mediatica allo stesso tempo quella di Papa Francesco che ha connotato il suo pontificato di gesti eclatanti tesi proprio a rilanciare l'immagine di una Chiesa che era uscita con le "ossa rotte" dagli scandali che l'avevan travolta e per cui Ratzinger si era fatto da parte.

Papa Francesco attraverso la Porta Santa di Rebibbia vuole significare che l'indulgenza è anche per i carcerati che sono in prigione perchè hanno commesso un reato. Del resto il Giubileo è un anno di riconciliazione che permette ai "peccatori" di riconciliarsi con Dio attraverso il pellegrinaggio attraverso appunto le Porte Sante.

Proprio qui però riaffiora la dissincronia in cui spesso incespica la Chiesa, ovvero quando teorico e pratico vengono messe in contatto. Va bene l'indulgenza morale per un carcerato, ma che questa indulgenza non venga poi utilizzata come attenuante da aggiungere alla buona condotta. Lì a Rebibbia c'è un tizio che quindici anni fa ha ucciso una ragazza, una giovane donna, non ancora madre ma figlia. Dopo indagini, processo, aggravanti e attenuanti, è stato condannato a 27 anni. Dentro il carcere la sua condotta è da detenuto modello. Si è pentito di quello che ha fatto e soffre la condizione di reclusione. Speriamo che per lui l'indulgenza plenarell'anno santo sia un sollievo morale ma nulla più. La sua sofferenza nessuno la mette in discussione ma è probabilmente legata alle restrizioni cui un carcere sottopone, e ci mancasse pure. Speriamo che non serva per modulare una richiesta di riduzione della pena perchè il papà della ragazza uccisa, lui si che soffre per una figlia che non riavrà più, neanche allo scadere dei 27 anni (se non saranno pure meno) quando la vita del tizio potrà riprendere, mentre quella della figlia è interrotta per sempre, la sua, quella della moglie e degli altri cari, sarà segnata invece fino alla morte.

26 Dicembre
Autore
Luca Morazzano

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