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L'Italia è a rischio tensioni. Parola di Romano Prodi

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L'ex prtesidente del Consiglio parla a tutto tondo delle difficoltà che vive il Paese e del cambiamento in atto nel Pd

“In questi giorni ci sono riflessioni riguardo al fatto che le tensioni sul carburante siano un fatto isolato o un’accumulazione dell’ira. Il riformismo ha un futuro, c’è un’iniquità nella distribuzione dei redditi talmente grande che necessita una ripresa del riformismo”. Lo ha detto l’ex presidente del Consiglio, Romano Prodi, a margine della presentazione del libro ‘L’ira del riformista’ di Giulio Santagata, alla libreria Rizzoli di Milano. L’idea del mercato è stata ribaltata solo in piano accademico, ancora non in ambito politico ma non può tardare - ha osservato ancora Prodi -. Il riequilibrio non si può fare solo con le imposte, ci vuole una politica famigliare che debba garantire che il ragazzino che non ha i mezzi possa comunque studiare e andare avanti”. Poi, replicando a chi gli chiedeva se c’è un rischio tensioni, Prodi ha spiegato: “E’ esattamente quello che volevo significare. Non c’è ancora l’ira ma ci sono tutte le condizioni: l’aumento del costo della vita rispetto al costo salariale. Ed è visibile già un altro aspetto: la diminuzione del risparmio che finora non preoccupa tanto ma dà l’idea. Siamo di fronte a dati che denotano un disagio molto forte”. Quindi ha concluso: “E’ un tale momento per le categorie disagiate, con il problema salariale, ritengo che il titolo del libro ‘L’ira del riformista’ sia probabilmente una profezia”.

“Vedo la necessità di una prevenzione per diminuire le disparità” ha spiegato in seguito Prodi, secondo il quale, “alle famiglie con il reddito più basso deve essere garantito un sussidio scolastico fino al diploma per i figli. Bisogna che la gente se ne convinca”. Per il Covid e l’influenza, ha osservato ancora il Professore, “c’è stato un grande passaggio dalla sanità pubblica a quella privata e per le famiglie non è una spesa da poco”.

E sul futuro del Pd: “È interessante che le alleanze di vertice siano adagio adagio messe un po’ più a margine di prima. I contendenti non dicono più ‘sono con uno o con l’altro, sono con Franceschini o Orlando’ e questo rende più libero il segretario futuro. Siamo ancora in una fase iniziale e come capita di solito in questi congressi alla fine poi ci sarà chi tenterà di impadronirsi del vincitore. Il problema grosso non è come va a finire ma se colui o colei che vince poi esercita la forza sufficiente per rinnovare”. 

1 anno fa
Autore
Claudio Mascagni

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