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Il Papa racconta come voleva incontrare Putin

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Il colloquio coi Gesuiti in Kazakistan, il Papa non si arrabbia se è frainteso, conosce bene la sofferenza che c'è alle spalle

Il Papa chiese all'ambasciatore russo presso la Santa Sede di parlare con Putin "purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo". Lo ha raccontato lo stesso Bergoglio nel corso del colloquio privato con i Gesuiti nel Kazakistan reso noto oggi dalla Civiltà Cattolica. Come vede la situazione geopolitica che stiamo vivendo? La domanda dei Gesuiti. Bergoglio: "È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale".

Ma, secondo lei, quali sono le cause di quello che stiamo vivendo?"Qui la vittima di questo conflitto è l’Ucraina. Io intendo ragionare sul perché questa guerra non sia stata evitata. E la guerra è come un matrimonio, in un certo senso. Per capire, bisogna indagare la dinamica che ha sviluppato il conflitto. Ci sono fattori internazionali che hanno contribuito a provocare la guerra. Ho già ricordato che un capo di Stato, a dicembre dello scorso anno, è venuto a dirmi di essere molto preoccupato perché la Nato era andata ad abbaiare alle porte della Russia senza capire che i russi sono imperiali e temono l’insicurezza ai confini. Lui ha espresso paura che ciò avrebbe provocato una guerra, e questa è scoppiata due mesi dopo. Dunque, non si può essere semplicisti nel ragionare sulle cause del conflitto. Io vedo imperialismi in conflitto. E, quando si sentono minacciati e in decadenza, gli imperialismi reagiscono pensando che la soluzione sia scatenare una guerra per rifarsi, e anche per vendere e provare le armi. Qualcuno dice, ad esempio, che la guerra civile spagnola è stata fatta per preparare la Seconda guerra mondiale. Non so se sia davvero così, ma potrebbe esserlo. Non dubito, però, che stiamo già vivendo la Terza guerra mondiale. In un secolo ne abbiamo viste tre: una tra il 1914 e il 1918, una tra il 1939 e il 1945, e adesso viviamo questa".

Bergoglio racconta nel dettaglio come si è mosso lui stesso e i suoi collaboratori sin dall'inizio del conflitto: "Sin da febbraio noi ci sforziamo di liberare i cuori dall’odio. Per noi questo è un impegno pastorale prioritario. Diciamo alla gente che odiare qualunque persona non è cristiano. Ma la divisione è un peso che portiamo addosso. Ogni giorno preghiamo il rosario per la pace. È quello che bisogna fare: liberare i cuori dall’odio. Dal primo giorno della guerra fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina. Il giorno dell’indipendenza del Paese, a piazza San Pietro c’era la bandiera, e io stesso ne ho parlato, ovviamente. Dopo aver parlato dell’Ucraina, ho pensato di dire una parola alla sofferenza dei due popoli, quello ucraino e quello russo. Perché nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. A pagare è la povera gente, come sempre. E questo genera odio. Chi fa la guerra dimentica l’umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. La gente comune in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Poi ho fatto riferimento anche a quella ragazza che è saltata in aria". Bergoglio fa riferimento alle polemiche che scaturirono: " A questo punto si è dimenticato tutto ciò che avevo detto fino a quel momento e si è prestata attenzione solamente a quel riferimento. Ma comprendo le reazioni della gente, perché sta soffrendo molto".

Il Papa ricorda che "il giorno dopo l’inizio della guerra sono andato all’Ambasciata russa. Si è trattato di un gesto inusuale: il Papa non va mai in Ambasciata. Riceve gli ambasciatori personalmente solamente quando presentano le credenziali, e poi al termine della loro missione in visita di congedo. Ho detto all’ambasciatore che avrei voluto parlare con il presidente Putin purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo. Ho anche ricevuto l’ambasciatore ucraino e parlato due volte con il presidente Zelensky al telefono. Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa. Il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Gallagher, è andato in visita. La presenza della Santa Sede in Ucraina ha il valore di portare aiuto e sostegno. È un modo per esprimere una presenza. Anch’io avevo in mente di poter andare. Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però. Sono venuti da me alcuni inviati ucraini. Tra questi il vicerettore dell’Università Cattolica dell’Ucraina, accompagnato dall’assessore per le questioni religiose del Presidente, un evangelico. Abbiamo parlato, discusso. È venuto anche un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri, sempre con l’assessore religioso del presidente Zelensky. Questa volta mi hanno portato una lista di oltre 300 prigionieri. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l’ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa, se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri".

1 anno fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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