Teheran in ansia per la sorte di Raisi
Il presidente dell'Iran Ebrahim Raisi "non è sopravvissuto" all'incidente dell'elicottero a bordo del quale viaggiava
Il presidente dell'Iran Ebrahim Raisi "non è sopravvissuto" all'incidente dell'elicottero a bordo del quale viaggiava. Lo riporta l'emittente israeliana Channel 12 citando quelle che definisce "fonti occidentali" in relazione all'incidente avvenuto ieri.
Secondo la tv di Teheran, c'è stato un "atterraggio difficile" per l'elicottero a bordo del quale si trovava Raisi. Il presidente era in volo nella provincia iraniana dell'Azerbaigian orientale quando si è verificato l'incidente nei pressi di Jolfa, al confine con l'Azerbaigian, dove il presidente aveva inaugurato questa mattina una diga insieme al leader azero Ilham Aliyev.
Quanto accaduto è stato causato dal maltempo e al momento "non è possibile confermare che alcuno dei passeggeri sia rimasto ferito o ucciso", ha riferito la tv di Stato iraniana.
Le vite del presidente del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian "sono a rischio", ha detto una fonte iraniana alla Reuters, rilanciata dai principali media internazionali. Le informazioni che arrivano, ha spiegato, sono "molto preoccupanti". Con Raisi viaggiavano oltre al ministro degli Esteri, l'imam della moschea di Tabriz e altri alti funzionari del governo. L'elicottero faceva parte di un convoglio di tre elicotteri e gli altri due sono arrivati a destinazione.
Il luogo dell'incidente è stato individuato, scrive l'agenzia di stampa Tasnim, si trova nei pressi del villaggio di Uzi, nella foresta di Arasbaran, nella provincia dell'est Azerbaigian. Quaranta team di risposta rapida sono impegnati nelle operazioni di ricerca e soccorso, ha reso noto il capo della Mezzaluna Rossa iraniana, Hossein Kolivand, spiegando che le condizioni meteo sono proibitive, ma "stiamo facendo ogni sforzo per condurre le azioni necessarie".
Ma chi è Ebrahim Raisi? Nato nel 1960 a Mashad, la seconda città più importante dell'Iran, Ebrahim Raisi venne eletto presidente al primo turno delle elezioni del 18 giugno 2021 con quasi 18 milioni di voti (il 61,9% delle preferenze). E' stato studente di teologia e giurisprudenza islamica della Guida Suprema, Ali Khamenei. Appena ventenne - sulla scia degli eventi della rivoluzione - venne nominato procuratore generale di Karaj, uno dei sobborghi di Teheran.
Procuratore capo della capitale dal 1989 al 1994, vice capo della magistratura dal 2004, poi procuratore generale, nel 2016 Raisi venne messo da Khamenei a capo della 'Astan Quds Razavi', una delle più grandi fondazioni religiose del Paese che sovrintende al santuario dell'Imam Reza di Mashad. Tre anni dopo divenne capo della magistratura. Fa parte dell'Assemblea degli Esperti, l'organo che elegge la Guida Suprema.
Sposato con Jamileh Alamolhoda, docente all'Università Shahid Beheshti di Teheran, e padre di due figlie, può vantare anche un legame di parentela (è il genero) con la guida della preghiera del venerdì a Mashad, l'influente ayatollah Ahmad Alamolhoda. Sanzionato dall'Amministrazione Trump per i suoi presunti abusi nel campo dei diritti umani, per l'opposizione all'estero è legato indissolubilmente alla cosidetta 'commissione della morte', un tribunale speciale voluto dall'ayatollah Khomeini in persona che nel 1988 condannò al patibolo - secondo il Center for Human Rights in Iran - migliaia di prigionieri politici iraniani.
Intervistato sulle purghe, Raisi negò qualsiasi coinvolgimento e alla sua prima conferenza stampa dopo le elezioni sostenne di aver "sempre" difeso i "diritti umani". Assai più intransigente si mostrò verso gli attivisti dell'Onda Verde che nel 2009 protestavano contro la rielezione di Mahmoud Ahmadinejad. "A coloro che parlano di 'compassione islamica e perdono', noi rispondiamo: continueremo ad affrontare i rivoltosi fino alla fine e - diceva - sradicheremo questa sedizione".
Il 19 giugno, giorno della conferma della sua vittoria alle presidenziali, promise di fare del suo "meglio per migliorare i problemi della popolazione" e due giorni dopo rispose con un secco "no" a un giornalista che gli chiedeva se fosse disposto a incontrare il presidente americano Joe Biden.
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