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La narrativa sui migranti ha una ricaduta negativa sulla gente

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Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli: 'non ci aiuta la cultura del nemico'. Intanto continuano gli sbarchi

"La narrativa fatta in questi anni del fenomeno migratorio ha avuto delle ricadute sull'immaginario collettivo che si è costruito nel tempo. Ma pensiamo anche alla legge Bossi-Fini, con il reato di clandestinità, la costruzione culturale di qualcuno che è un nemico. Un nemico che delinque, che è un terrorista. Tutta una serie di informazioni che l'opinione pubblica assorbe e piano piano allontana da se e quello che riguarda un altro essere umano che parte e si mette in cammino, non ci interessa più. Quello che ci interessa è la nostra vita qui e ora". Lo ha detto padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli, intervenuto ieri sera al Giardino dei Giusti di Palermo, in un dibattito sui rifugiati con il Prefetto Valerio Valenti. "Nel tempo l'assuefazione, la cultura del nemico, poi il contesto storico che stiamo vivendo, la pandemia, la guerra, l'inflazione, tutto questo crea quelle condizioni per cui dalla indifferenza si passa alla non preoccupazione a non compatire più neppure le persone che muoiono, compresi i bambini", ha aggiunto.

"Fintanto che non avremo, come Europa, una politica estera comune e che guarda al fenomeno migratorio come un fenomeno che interessa l'Europa, se non arriviamo a quel punto la situazione non cambierà". E' il monito di padre Camillo Ripamonti, Presidente del Centro Astalli, intervenuto ieri sera a Palermo, al Giardino dei Giusti, a un dibattito sui rifugiati con il Prefetto Valerio Valenti. E racconta un aneddoto: "Per ironia della sorte, pochi mesi prima che scoppiasse la guerra in Ucraina la Polonia non voleva l'ingresso di persone dalla Bielorussia, che erano poche migliaia, dopo pochi mesi ha dovuto accogliere milioni di persone che arrivavano dall'Ucraina". E aggiunge: "Dobbiamo entrare nell'ottica che è un fenomeno globale che va governato a livello internazionale ed europeo".

Intanto, ancora un soccorso nel Mediterraneo centrale. Trentanove persone che viaggiavano a bordo di un barchino sovraccarico e insicuro sono stati tratti in salvo dall'equipaggio della Sea Punk 1. "Sono esausti, disidratati e con il mal di mare", fanno sapere dall'ong che su indicazione delle autorità italiane si sta dirigendo a Lampedusa. Tra i naufraghi ci sono anche 11 minori non accompagnati. Già ieri la nave umanitaria aveva tratto in salvo 44 persone, tra cui 6 donne, 17 minori e un neonato. Portati a bordo della Sea Punk 1 erano stati affidati poi agli uomini della Guardia costiera italiana. Sono circa 200 i migranti che lasceranno stamani l'hotspot di Lampedusa. A predisporre i trasferimenti è la Prefettura di Agrigento d'intesa con il Viminale. Nel centro di contrada Imbriacola, dove dopo i maxi trasferimenti dei giorni scorsi erano rimasti 19 ospiti, all'alba erano presenti 528 persone. Complici le condizioni del mare favorevoli, infatti, sulla più grande delle Pelagie sono ripresi gli approdi. La Prefettura di Agrigento, d'intesa con il Viminale, lavora senza sosta ai trasferimenti per alleggerire la pressione sulla struttura.

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Foto: pixabay
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