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Scandalo partygate: Boris Johnson ha i giorni contati?

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Le polemiche intorno ai festini del Primo Ministro inglese potrebbero costargli il posto

Il 'partygate' sta fagocitando il dibattito pubblico e politico nel Regno Unito, all'indomani della pubblicazione del Rapporto della funzionaria Sue Gray e del dibattito alla Camera dei Comuni, nel quale il premier Boris Johnson si è dovuto difendere dal fuoco incrociato delle opposizioni e di parte del suo stesso partito. Per il leader laburista Keir Starmer, la vicenda delle feste alcoliche a Downing Street in pieno lockdown sta distraendo il governo, mentre Johnson "Passa il suo tempo a salvarsi la pelle". 

Ma se gli attacchi delle opposizioni appaiono scontati, a preoccupare Johnson dovrebbe essere il crescente fastidio che sta montando all'interno del Partito conservatore, dove a puntare il dito contro il premier non è solo il gruppo di deputati ribelli, tutti eletti in collegi del nord dell'Inghilterra, pronti a sfiduciarlo. Nella serata di ieri, dopo essere intervenuto ai Comuni, Johnson ha voluto incontrare il gruppo parlamentare conservatore, promettendo un cambio di rotta a Downing Street. 

Molti deputati però, hanno fatto sapere che per confermare la fiducia al premier attendono la pubblicazione del Rapporto completo sul partygate. La versione resa pubblica ieri, infatti, pur denunciando la "mancanza di leadership e giudizio a Downing Street", le "gravi carenze negli standard di comportamento" e l'"uso eccessivo di alcol" durante le feste vietate, non indica mai il nome del premier o di altri esponenti del suo staff. Questo, ha spiegato la Gray, perché l'inchiesta aperta dalla polizia londinese sulle presunte violazioni delle regole del lockdown ha impedito di rivelare molti dettagli raccolti dalla funzionaria nella sua indagine interna.

Ed è proprio a questo che ieri si è appellato Johnson, rispondendo a quanti, sia dai banchi dell'opposizione e da quelli della maggioranza gli chiedevano di dimettersi, di attendere le conclusioni dell'indagine della polizia. Ma all'indomani del suo appello, un suo portavoce ha lasciato intendere che l'opinione pubblica potrebbe non venire a conoscenza di eventuali sanzioni inflitte dalla polizia a Johnson e allo staff di Downing Street a conclusione dell'indagine, per ragioni di "privacy". E del resto, anche Scotland Yard ha confermato al Telegraph che non farà i nomi delle persone che verranno eventualmente multate. 

Si tratterebbe di un epilogo che rischierebbe di alimentare ulteriormente gli attacchi delle opposizioni, mettendo seriamente a rischio il ruolo di Johnson anche all'interno del suo stesso partito.

2 anni fa
Autore
Redazione

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