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Il Tiraspol tra le grandi d'Europa, ma il suo Stato non esiste

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Lo Sheriff rappresenta la capitale della Transnistria, stato che si è de facto reso indipendente dalla Moldavia. Ora sfiderà club blasonati in Champions League

Benvenuti nell’altrove. Dove si volge fiero sguardo nostalgico verso Est e verso quell’Oriente che odora di URSS o, se preferite, di CCCP, con statue e busti dedicati a Lenin e in ogni angolo intitolazioni a Karl Marx. Ora le grandi del calcio devono venire a giocare qui, in una terra che non esiste, o meglio che non è riconosciuta nella sua voglia di autonomia e riscatto, stretta lungo un corridoio che divide Moldavia e Ucraina.

Onore e gloria ai compagni dello Sheriff Tiraspol, squadra moldava che però reclama l’indipendenza della sua Transnistria, 'stato' che dal 1990 sbandiera i suoi simboli con tanto di falce e martello e con colori che richiamano suggestioni da cortina di ferro e guerra fredda. Ma andiamo con ordine in questa storia che sembra profumare di realismo sudamericano e invece è europea, talmente tanto da affondare nelle sabbie dure che si smarriscono lungo il fiume Dnestr, o Nistro cianciando in lingua occidentale.

Allora, l’undici moldavo, ma orgoglio di questa ribollente regione che proclama la sua autonomia a gran voce, cioè la Transnistria, è meritatamente passato ai gironi di qualificazione del trofeo più nobile d’Europa, la Champions League, tanto da partecipare dal 14 settembre al minitorneo delle grandi europee. Infatti, l’allegra brigata multietnica guidata dal tecnico russo Jurij Vernydub s’è sbarazzata mica di squadre faroensi o sammarinesi, ha sì dapprima spento ogni velleità nei preliminari ai modesti albanesi del Teuta e agli armeni dell’Alashkert ma poi ha regolato chi in bacheca ha il prestigioso trofeo come la Stella Rossa Belgrado e la tosta Dinamo Zagabria. E, a dirla tutta, la qualificazione contro i croati era nell’aria, dopo che la Legione Straniera calcistica con passaporto (non riconosciuto) transnistriaco li aveva presi a pallonate allo Sheriff (3-0). A proposito di stadio: il civettuolo Sheriff stadium, che conta poco più di 14mila posti, è un autentico fiore all’occhiello possedendo anche la componente dell’imbattibilità.  

Ma facciamo un salto nella storia. Fondato nel 1997, lo Sheriff Tiraspol è il club più blasonato della Moldavia, ha vinto 19 dei 21 campionati sin qui disputati dopo che la regione ha proclamato la sua indipendenza, è stato fondato da due ex funzionari del Kgb, che dai loro enormi affari hanno poi creato una costola di intrattenimento pallonaro, tanto da investire nel centro sportivo oltre 200 milioni di euro. Ecco, l’azienda Sheriff è un colosso fondato da Viktor Gušan e Il'ja Kazmaly, che abbraccia supermercati (serve qualcosa come 27mila clienti al giorno), aziende di distribuzione di carburanti e lubrificanti, ditte edili e piattaforme televisive, godendo, pare, del privilegio di essere l’unica società autorizzata a importare prodotti dall'estero.

Ora torniamo al calcio. La squadra fino a qualche stagione fa era allenata da un italiano, Roberto Bordin (ex Cesena e Napoli), ora alla guida della Nazionale moldava, oggi l’undici di Tiraspol conta una truppa eterogenea (ex jugoslavi, greci, irlandesi, sudamericani a go go, più un elemento di Trinidad e Tobago, del Malawi, della Guinea) dove spicca quel Traorè di origini maliane ma con passaporto spagnolo che vanta le sue origini nella cantera del Barcellona e tanti campionati tra Spagna e Inghilterra.

Un po’ di geopolitica: Tiraspol è la capitale di questa terra separatista, filorussa, stretta tra la riva orientale del Dnestr e l’Ucraina, senza sbocco al mar Nero dove si getta il fiume. Conta 130mila anime, nel totale del mezzo milione di abitanti di uno Stato che non c’è, che ufficialmente ha adottato la lingua russa, abolito i caratteri latini, tanto da aver chiuso in passato anche le scuole per scelte linguistiche, adottato il rublo, istituito il suo esercito e la sua polizia più il proprio governo. E la capitale possiede un sottile filo che la lega all’Italia, avendo stretto durante la guerra fredda un gemellaggio con Carapelle, cittadina del Foggiano di 6mila anime, in nome dell’ideale comunista.

A livello internazionale l’Onu ha snobbato le varie richieste di indipendenza della Transnistria, seppure questa proclamazione d’indipendenza sia stata accettata da Abcasia, Ossezia del Sud, Artsakh, tutti Stati che odorano di Risiko, anche se loro cercano faticosamente un posto al sole in un mappamondo ancora tutto da scoprire. Oggi però il calcio diventerà un megafono più incisivo per le richieste di indipendenza da parte del presidente Vadim Krasnosel'skij.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Gian Luca Campagna

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