Il fatturato dell'industria siderurgica sale fino al 60%
Presentata l’analisi 'Bilanci d’Acciaio' a cura dell’ufficio studi Siderweb: exploit di produzione ma restano le incognite sull'energia
Dopo il crollo degli utili registrato nel 2020, il 2021 ha rafforzato la situazione economica complessiva dell’acciaio. L'attuale congiuntura, però, sta intaccando margini e redditività, tanto che per il 2022 e il 2023 si prevede un rallentamento della domanda di acciaio. Questa la fotografia che emerge dallo studio 'Bilanci d’Acciaio', ideato dall'ufficio studi Siderweb e realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’università di Brescia.
Valutando la situazione reddituale, finanziaria e patrimoniale delle imprese siderurgiche nazionali attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio del triennio 2019-2021, l'analisi evidenzia nel 2021 valori economici ampiamente superiori a quelli del biennio precedente: fatturato e valore della produzione hanno raggiunto livelli di crescita di oltre il 60%. Appare altrettanto evidente, tuttavia, che si tratta di una situazione straordinaria e non ripetibile, che ha portato il volume di attività a livelli ben superiori all’anno della crisi del Covid-19, il 2020 e anche al 2019.
Sul finire del 2021 sono infatti apparsi sulla scena economica segnali di preoccupazione che hanno trovato ulteriore conferma e peggioramento nel 2022: le difficoltà di approvvigionamento nelle catene di fornitura globali, i fortissimi rincari dei beni energetici, la crescita dei prezzi delle materie prime. Problemi, soprattutto quello dell’energia, per i quali non si intravedono soluzioni strutturali: "I numeri di bilancio ci raccontano di un finale di 2020 e di un 2021 straordinari, ma siamo entrati nel tunnel dell’incertezza - spiega il presidente di Siderweb, Emanuele Morandi-. In un mondo passato all’improvviso da decenni di deflazione all’inflazione galoppante, dai tassi zero a tassi che salgono come mai avevano fatto in passato, da materie prime tutto sommato a buon mercato a rincari violenti, con costi di energia e gas insostenibili per famiglie e imprese, iniziamo a sentire i primi preoccupanti scricchiolii della gigantesca impalcatura che sostiene le nostre economie".
I bilanci complessivamente analizzati sono oltre 5mila e coprono l’intera filiera siderurgica: produzione di acciaio e prima trasformazione, centri servizio, distribuzione, commercio di rottame e ferroleghe, taglio e lavorazione della lamiera, utilizzatori di acciaio. Se il 2020 è stato un anno contraddistinto da un netto calo del giro d’affari del comparto, il 2021 ha visto una veloce ripresa delle attività. Il fatturato totale delle imprese della parte alta della filiera siderurgica (utilizzatori esclusi) nel 2021 è stato di 79,181 miliardi di euro (+61% rispetto al 2020). Il valore aggiunto è stato pari a 12,199 miliardi di euro (15,4% del fatturato), l’Ebitda è stato di 7,142 miliardi di euro (+168%). L’utile è salito a 3,544 miliardi di euro.
"L’evoluzione significativa del fatturato -sottolinea Claudio Teodori, docente dell’università di Brescia- ha però generato effetti contenuti sull’incidenza relativa del valore aggiunto, che supera il 15%, manifestando un incremento di circa un punto percentuale sul triennio".
Ad influire su questa dinamica, "rispetto al 2019, vi sono l’espansione dei consumi di circa due punti percentuali (tre rispetto al 2020), la riduzione dei servizi superiore a un punto percentuale, in attesa dell’esplosione del 2022 e l’incremento del magazzino. L’aumento del valore aggiunto è certamente positivo, anche se l’attesa era per una variazione maggiore; tuttavia, le imprese sono sempre più consapevoli della sua rilevanza per il successo competitivo e stanno mettendo in atto operazioni in questa direzione".
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