Togliere importanza ai no vax andando ‘all in’ sulla terza dose
Secondo il professor Crisanti accelerare con le terze dosi è “L’unica cosa da fare”
Il concetto è questo: più contendi un giocattolo a un bambino, più quest’ultimo acquisterà interesse ad averlo tutto per sé.
Tradotto: più continuiamo a palare di no vax, più questi si sentiranno attaccati e avranno un motivo più per fare gruppo e portare avanti la propria battaglia ideologica.
Perché se c’è una vittoria dei no vax, è essere riusciti a portare il dibattito a un livello basso, che non calza per nulla in un dibattito scientifico, ma è estremamente persuasivo. E allora ecco che troviamo anche le persone favorevoli al vaccino (il che non costituisce un titolo di studio) che parlano di scelte estreme e indiscutibilmente barbare come “Togliere le cure”.
L’introduzione della non obbligatorietà del vaccino prevede di per sé che una percentuale di persone scelgano di non proteggersi, punto. Lo rileva anche Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia dell’Università di Padova. Secondo Crisanti, "L’unica cosa da fare è accelerare con le terze dosi, invece si perde di vista il problema”.
Il professore rileva che una percentuale di non vaccinati era ampiamente prevedibile, aggiungendo che “Potremmo arrivare al 90%: oltre un certo limite non si può andare. La vera battaglia è sulle terze dosi”.
Il concetto è semplice, spingendo sulle terze dosi rimettendo in moto l’organizzazione degli hub vaccinali, "Abbiamo 44 milioni di persone che si sono vaccinate 2 volte e che probabilmente sono disponibili a vaccinarsi una terza volta”.
Una strategia che toglierebbe i riflettori e importanza ai no vax e alle loro teorie strampalate che, esportate dai social e portate sui media di massa, rischiano di “contagiare” altre persone.
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