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Quando il G20 era il G18. Senza Russia e Cina

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Sarcastico l'ex ministro Tremonti: "Si parlava di transizione ecologica e non si sono accorti che mancavano le due potenze. Pnrr a rischio"

Mentre sono al lavoro le delegazioni per il cessate il fuoco e per il graduale ritorno alla normalità e mentre la macchina amministrativa dei Paesi Ue e Nato si muove per accogliere in nome della solidarietà i profughi e gli sfollati dall'Ucraina, c'è chi fa analisi col classico 'lo avevo detto io'.

“Nel comunicato finale del G7 del 13 giugno ci sono due piccoli paragrafi su Russia a Ucraina, e pagine intere sulla gender equality e sulla palingenesi del mondo che dovrebbe rinnovarsi nella transizione digitale, ambientale e sociale. Mentre al G20 di Roma erano in 18: non si erano accorti che mancavano Russia e Cina”. Secondo Giulio Tremonti, in un’intervista a La Verità, l’Occidente non avrebbe dato il peso che meritava a quanto stava accadendo fra Russia e Ucraina dato che la crisi fra i due Paesi risalirebbe “al 2014, quando Kiev non stipulò l’accordo doganale con Mosca, avviando invece una trattativa per un accordo commerciale con la Ue”.

Secondo l’ex ministro dell’Economia e presidente dell’Aspen Institute Italia, “ciò che è successo in Ucraina unirà le forze politiche e ridurrà gli spazi per i conflitti interni. L’effetto politico della guerra è già evidente: la stabilità del governo. Tuttavia esiste una instabilità economica e sociale sottostante. Il debito – sottolinea - è cresciuto enormemente. E’ difficile pensare che l’Italia possa uscirne con nuove e generose regole europee e il supporto incondizionato della Bce. Il Pnrr rischia di impantanarsi – conclude – Una grossa fetta se la mangeranno gli effetti dell’inflazione sui prezzi delle materie prime. Saremo costretti a indebitarci non per favorire lo sviluppo ma per mantenere gli approvvigionamenti di gas”.

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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