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Insorgono opposizioni e ong: se con la Libia nel 2017 potevamo non sapere, oggi non è più così

"Cosa vuol dire 'fermare le partenze dei migranti'? Il patto con la Tunisia ripropone uno schema ormai noto, lo stesso usato dall'Europa con la Turchia e dall'Italia con la Libia: soldi, tanti, pur di non far arrivare i migranti a casa nostra, con ogni mezzo".

"Ma se con la Libia, nel 2017, era lecito pensare che le cose andassero diversamente (e invece lo sappiamo, sono stati campi di detenzione, torture, stupri e più morti in mare), oggi non possiamo non sapere. Da settimane in Tunisia si registrano deportazioni di massa verso il confine libico e algerino. 1.200 persone sono state lasciate per giorni senza cibo e acqua, inclusi bambini e donne incinte. A Sfax migliaia di persone vivono per strada dopo essere state cacciate dalle loro case. La polizia ha sparato ad altezza d'uomo".

"Il Memorandum firmato tra Unione Europea e Tunisia, voluto dal Governo italiano, passa sopra a tutto. Aiuti e denari verranno erogati senza alcun vincolo legato al rispetto dei diritti umani. Ciò che ci appare sacro, da questa parte del Mediterraneo, sull'altra sponda non vale più nulla".

"Non ho letto ancora tutto il Memorandum di intesa tra Europa e Tunisia, ma mi è bastato leggere le dichiarazioni fatte da Ursula von der Leyen per capire che non c’è da essere ottimisti". Veronica Alfonsi, presidente di Open Arms Italia, non usa giri di parole. "A quanto pare siamo alle solite: denaro al dittatore di turno in cambio del controllo delle frontiere europee. Se poi questo controllo avviene con la violenza, gli abusi, le botte, gli spari, poco importa. È uno scenario avvilente", dice a proposito dell'accordo tra l'Ue e la Tunisia per fermare le partenze. Un'intesa siglata domenica scorsa, dopo settimane di negoziati, dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, dalla premier italiana Giorgia Meloni, dal primo ministro olandese Mark Rutte e dal presidente tunisino Kais Saied che prevede il coinvolgimento del Paese nordafricano nel controllo delle frontiere in cambio di aiuti finanziari. A suggellare l'accordo uno scatto che riprende i quattro leader politici.

"Vedere quella foto con Giorgia Meloni e von der Leyen che stringono la mano a Kais Saied è davvero tragico - dice adesso Alfonsi -. Sono sorridenti loro, non provano il minimo rimorso, non hanno dubbi. Eppure qualche giorno fa un gruppo di persone migranti sono state inseguite, picchiate, respinte al confine tra Tunisia e Libia. Sono state abbandonate lì senza cibo né acqua e poi sono state catturate dalle milizie libiche che hanno ricominciato il ciclo solito di violenze su donne, bambini, uomini inermi". Violenze e deportazioni denunciate ormai da giorni anche da Alarm Phone che ieri ha reso pubblico un messaggio ricevuto da una delle "centinaia" di persone che hanno subito "deportazioni di massa" nella regione di confine tra Tunisia e Libia e in Algeria. "Non stiamo bene. Siamo stati attaccati da soldati armati. Le forze libiche ci hanno sparato, picchiato e stuprato le donne durante la notte. Sto esaurendo la batteria", diceva uno dei deportati. Un caso non isolato, secondo Alarm Phone. "Da circa due settimane riceviamo chiamate di soccorso da gruppi in situazioni terribili - dice l'ong -: in condizioni di caldo estremo, sono circondati da forze armate su entrambi i lati dei confini. Sono già stati segnalati diversi decessi e molte emergenze mediche".

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