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'Mio figlio torturato e ucciso a Hstomel'

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La denuncia di Natalia: 'mio figlio torturato e ucciso, forse per la sua acconciatura cosacca'

"Mio figlio è stato torturato e ucciso dall'esercito russo da colpi di pistola sparati alle spalle". Lo denuncia Natalia Zakhlyupana, mamma di Sergei, muratore 38enne, morto a Hostomel, nella regione di Kiev, a marzo, durante l'occupazione russa. Il suo cadavere è stato ritrovato per strada dopo il ritiro delle truppe russe: "Era scalzo, con solo una maglietta addosso nonostante il freddo. Aveva le mani tirate all'indietro e tutto il suo corpo era pieno di lividi: alle mani, alla schiena e al torace", racconta la madre, che ha già nominato un avvocato e non ha dubbi sul fatto che si sia trattato di "un crimine di guerra, perché mio figlio era un civile, non aveva alcun collegamento con l'esercito".

Il 38enne abitava solo con un cane e un gatto, nel centro della città, sede dell'aeroporto di Kiev e della base militare dell'aeronautica ucraina, che proprio per questo è stata bombardata per prima la notte del 24 febbraio. I genitori di Sergei, residenti in una casa indipendente vicina all'aeroporto, sono scappati non appena è iniziato l'attacco e si sono rifugiati nella regione ucraina di Ivano-Frankivs'k. Il figlio, invece, ha preferito fermarsi, per non abbandonare i suoi animali, che "considerava come figli", dice la madre. La sua casa con terrazzo si trovava al quinto piano, in una posizione ideale per avere una visuale completa di Hostomel. Proprio per questo "tra il 5 e il 6 marzo, quando i militari russi hanno cominciato a portare i loro mezzi pesanti vicino ai palazzi e a entrare negli appartamenti, cacciando le persone e prendendo e distruggendo i loro cellulari, sono andati a bussare anche a mio figlio e l'hanno sbattuto fuori di casa, stabilendosi lì", racconta Natalia. Informazioni che le sono state riferite dai vicini di casa di Sergei, con cui i genitori avevano ormai già perso ogni contatto.

"L'ultima videochiamata è stata a mezzogiorno del 4 aprile. C'erano già problemi di corrente, ma Sergei riusciva a ricaricare il telefono dall'auto di un vicino, così riuscivamo a sentirci", dice la mamma, che da allora è stata in costante apprensione per il figlio. Le notizie sono arrivate alla spicciolata, da vicini o loro parenti, solo quando riuscivano a trovare campo. "Il 10 marzo, una persona ci ha chiamato e ci ha detto che suo fratello, che era nello scantinato del palazzo insieme a Sergei, lo aveva visto portare via dai russi con le mani legate", riferisce Natalia.

Il 12 e il 13 marzo, però, il figlio è stato nuovamente "avvisatato nel seminterrato vivo, anche se pieno di lividi e segni di percosse. Stando a quello che raccontano le persone che l'hanno visto, era stato picchiato solo perché era passato vicino ai mezzi militari dei russi. Però chissà, magari il barbaro omicidio di cui è stato vittima è dipeso dalla sua pettinatura cosacca, con la testa rasata e un ciuffo al centro", suppone la madre.

E anche Sergei aveva presagito il suo destino, a quanto racconta il vicino di casa che ha trascorso con lui gli ultimi giorni di vita: "Alla domanda su quanti anni avesse, gli ha risposto 'ne avrei dovuti compiere 39 tra poco'. E infatti è stato ucciso due settimane prima del suo compleanno", dice Natalia. L'ultima volta che il figlio è stato visto vivo è stata il 13 marzo: era scalzo e i russi lo stavano portando nel garage del palazzo accanto. I giorni successivi il cane gironzolava intorno alla casa, il gatto invece è rimasto a vivere nello scantinato, dove deve aver mangiato qualcosa di velenoso ed è morto.

Il 20 marzo, quando le truppe russe si sono ritirate, una collaboratrice del padre di Sergei, preside del liceo di Hostomel, dove i soldati stranieri si erano stanziati, è riuscita a mettersi in contatto con i genitori. Il giorno dopo la notizia del ritrovamento del corpo, abbandonato dietro al garage del palazzo accanto al suo, dove il padre, rientrato in città il 6 aprile, ha trovato il bossolo di una delle pallottole che l'hanno ucciso. La collaboratrice e dei vicini hanno riconosciuto il corpo e l'hanno coperto con un telo e seppellito vicino ai palazzi. Il cadavere è stato disseppellito due giorni fa dalla polizia, arrivata a Hostomel per indagare sui crimini di guerra compiuti dall'esercito russo. Ieri l'autopsia, che ha confermato che a uccidere il 38enne sono stati cinque proiettili perforanti che lo hanno colpito alla nuca e alla schiena.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Giada Giacometti

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