Ucraina, una guerra in nome dell'energia
Il presidente della Società Italiana Geologia Ambientale, 'quarta in Europa per riserve gas e petrolio, qui i più grandi giacimenti di uranio'
Una "crisi geologico-politica per la gestione dei possenti giacimenti minerari presenti nell’Ucraina", una "guerra mineraria, per le fonti energetiche fossili" visto che l’Ucraina, estesa appena due volte l’Italia, "vanta ricchi giacimenti di materie prime come carbone, minerali di ferro, gas, petrolio, argilla, uranio. All’Ucraina appartiene il record nella produzione del carbone all’interno dell’Europa e occupa il tredicesimo posto nel mondo per la sua produzione. È il quarto Paese in Europa per riserve di gas e petrolio. Nel territorio ucraino sono presenti i più grandi giacimenti di uranio d’Europa”. Così Antonello Fiore, geologo e presidente della Società Italiana di Geologia Ambientale.
Per il presidente della Sigea, la guerra mineraria tra Russia e Ucraina rileva un’Italia distratta che non progetta alternative alle fonti fossili. “Per questo diciamo che questa è una crisi mineraria annunciata - sottolinea - Già all’indomani dell’annessione nel 2014 da parte della Russia della penisola di Crimea nel Mar Nero si sapeva che la Russia non avrebbe rinunciato ai grandi giacimenti ucraini. E noi in Italia cosa abbiamo fatto in questi 8 anni? Cosa hanno fatto il Parlamento e l’esecutivo italiano per diversificare i consumi energetici, per destinare le fonti fossili solo ed esclusive a situazioni senza alternative e in attesa di avviare la riconversione dello sviluppo egoistico in sviluppo sostenibile, senza aspettare il rientro di investimenti basati sul consumo di fonti fossili?".
"Chiediamo ora più che mai di avviare sin da subito incentivi per facilitare l’utilizzazione dell’energia geotermica a bassa entalpia - continua Fiore - un’energia inesauribile, senza diritti di proprietà o brevetti, rinnovabile, ecocompatibile, a disposizione in tutti i luoghi e per tutti i giorni dell’anno. Chiediamo ora più che mai di avviare sin da subito incentivi per dotare ogni edifico pubblico, ogni edificio residenziale e ogni struttura che necessita di impianto di riscaldamento e raffrescamento di sistemi geotermici a bassa entalpia da realizzare sulla base di un programma economico/finanziario di 10 anni".
I sistemi geotermici a bassa entalpia, spiega il geologo, "sono diffusi, in ambito residenziale soprattutto nel nord Europa, quindi non sarà difficile proporre di seguire il percorso già avviato per diffondere questa tecnologia su tutto il territorio nazionale, sempre se questo non rovina i piani di rientro finanziario di investimenti basati sulle fonti fossili”.
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