Niente Buon Natale? Allora, niente feste
In Commissione all'uguaglianza della Ue circolano troppi alcolici e per strafare i loro membri fanno a gara a chi la spara più grossa
I venti gelidi fanno talvolta lo stesso effetto degli aliti caldi. Fanno danni. Ti rendono vulnerabili alle prime idiozie che ti passano in mente, come quando sei in un bar di periferia, sei in ottima compagnia e sei al nono cicchetto del distillato più alcolico presente. E spari parole ad minchiam. Solo che non sei Peppinella ‘a capatosta ma sei un politico o un funzionario di una specifica Commissione europea, magari, ad casum, la commissione dell’Ue all’uguaglianza. Quella che in questi giorni si batte in nome dell’inclusione (vivaddio) ma poi declina, devia, distorce e soprattutto deraglia, creando involuzione piuttosto che evoluzione. In un mondo che ormai ha superato abbondantemente grazie ai social i 15 minuti di notorietà profetizzati anche per il più cretino/a/um (inclusione di genere), nella Commissione all’uguaglianza hanno pensato bene di strafare, ma probabilmente, dato il risultato, hanno abusato di alcolici di pessima qualità.
Non sappiamo in verità quale distillato abbia preferito la commissaria Helena Dalli per redigere insieme ai suoi validi sodali le nuove linee guida per illustrare la diversità della cultura europea ma le chiediamo per il suo e nostro bene di cambiare oste. Tant’è che queste linee guida ora sono state congelate, perché i membri di questa speciale commissione devono applicarsi e studiare meglio, magari da sobri.
Salto la parte dei pronomi, di ‘gentili signori e signore’, di declinazioni inutili, perniciose, dannose, imbecilli e farraginose, seppure in nome del galateo il suggerito ‘una coppia lesbica’ surclassa ‘due lesbiche’, dove tra l’altro io mi sono sempre limitato a indicare le due signore/ine come ‘una coppia’, cara Helena Dalli. Giulia (nome a caso) e Carla (altro nome a caso) sono una coppia: forse suona anche meglio.
Tra le proposte, come avrete saputo, andava cancellato l’augurio del ‘buon Natale’ col generico ‘buone feste’. Perché? Perché si sarebbe potuto offendere chi non celebra le festività natalizie. Che però, aggiungiamo noi, avrebbe goduto delle vacanze grazie al Natale, quindi in nome della coerenza non avrebbe dovuto nemmeno usufruire delle festività (natalizie ma non natalizie, addendum). Ma se una festività cade a Natale si chiama natalizia, non altrimenti. Esempio, se io fossi in Egitto durante il Ramadan e me lo augurano (anzi, lo auguro prima io. Si sa, sono educato) io sorrido, accetto e ricambio. Ecco, questa si chiama inclusione. L’inclusione è ponte di collegamento, non è vietare o proibire, che fa rima talvolta con esclusione.
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