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Sesso debole nella Ue? Ma va là

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Dopo le elezioni nella Ue si definiscono le alte cariche nei posti che contano: tre su quattro sono donne

Sesso debole? Ma siamo sicuri? Quando chiamano le date per celebrare le donne si rispolverano vecchi fogli (ma questo vale per tutti gli argomenti), alla ricerca di spunti per sposare il passato col presente, quasi fosse un trait d’union, perché la vita alla fine cos’è se non una somma di addendi?

Lasciando da parte l’8 marzo, quando si festeggia universalmente la Giornata delle donne. Al netto degli stucchevoli pareri contrari (a cosa serve una Giornata specifica?, considerato che in nome del ‘politicamente universale’ esiste anche la Giornata mondiale del backup?), un momento religioso di riflessione serve, è una sorta di stop and go, non una stazione dove lasciare a fermentare (e inacidire) pensieri e azioni.

Quello che mi ha affascinato sempre più nel corso del tempo è stato l’empowerment, che ho  sempre cercato di tradurre nella forza delle donne, che va al di là di contrastanti stonature come il sesso debole e la donna che indossa i pantaloni.

Sbirciando qua e là nei palazzi presidenziali del mondo di donne al potere ce ne sono e molte. Brave e capaci, perché se occupano spazi di potere hanno qualità e meriti. Un esempio? La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen, in sella dal 2019. Un altro, restando ancorati dalle parti del cielo stellato d’Europa è la presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, che compone un bel trio assieme a Christine Lagarde, presidente della Banca Centrale Europea.

E quindi? Quindi, nulla. A casa mia hanno sempre comandato mamma e papà, a volte alternandosi, a volte insieme. Decisioni collegiali, prese a volte con aspri dibattiti, musi lunghi, ripicche, fino alla condivisione, in modo che i figli seguissero quelle strade tracciate: un po’ quello che su larga scala la dirigenza di uno Stato disegna per i cittadini.

E poi chi è cresciuto rimpallando lo sguardo tra la figura materna e la tv non trova differenze col decisionismo di Margareth Thatcher, così vedere una donna al potere è la cosa più naturale di questo mondo.

E, alla fine, arriviamo all’oggi. Sul tavolo europeo, dopo le elezioni del 9 giugno,  i negoziati di popolari, socialisti e liberali sono tesi per (ri)affidare a Ursula von der Leyen il mandato della Commissione europea; fanno parte del pacchetto la conferma di Roberta Metsola alla guida dell’Europarlamento, più Kaja Kallas nel ruolo di alto rappresentante Ue per la politica estera. Ah, eccezione in questo gineceo il portoghese Antonio Costa, candidato alla presidenza del Consiglio Europeo. E si continua a urlare al patriarcato. Boh.

28 Giugno
Autore
Gian Luca Campagna

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