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Da Pechino a Vienna: la Cina apre al dialogo con gli Usa

Borsa Cinese Pechino

Washington Post: 'raffica improvvisa di incontri segna un cambiamento soprattutto da parte della Repubblica Popolare'

Indicano una possibile apertura di Pechino al riavvio del dialogo con Washington gli incontri di alto livello degli ultimi giorni tra funzionari di Usa e Cina dopo che per mesi il gigante asiatico ha respinto le offerte americane nel mezzo delle tensioni sul caso del presunto pallone spia, che risale allo scorso febbraio e che aveva portato all'annullamento del viaggio a Pechino del segretario di Stato Usa Antony Blinken. Ne sono convinti analisti citati dal Washington Post, che ricorda come per mesi il presidente americano Joe Biden abbia offerto colloqui al leader cinese Xi Jinping, con il quale si era incontrato a Bali a novembre.

Il Post scrive della "raffica" di incontri che hanno preceduto le oltre otto ore di colloquio tra mercoledì e giovedì fra il consigliere per la Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, e il capo della diplomazia cinese, Wang Yi. E scrive di come i recenti colloqui potrebbero spianare la strada ad altri sviluppi. La segretaria al Tesoro, Janet L. Yellen, e la segretaria al Commercio, Gina Raimondo, hanno manifestato interesse per una visita in Cina, mentre l'inviato per il clima, John F. Kerry, ha detto chiaramente di essere stato invitato a recarsi nella Repubblica Popolare "nel breve periodo". Per Moritz Rudolf, ricercatore del Paul Tsai China Center della Yale Law School, l'incontro di Vienna "non è un game changer, ma un buon segno in una relazione bilaterale terribile in questo momento".

Una "attività intensa" che arriva mentre la Cina "prosegue la sua offensiva dello charme in Europa e sfrutta i recenti successi diplomatici", osserva il giornale, con un riferimento all'accordo tra Iran e Arabia Saudita con la mediazione di Pechino e alla "crescente partnership con la Russia per presentarsi come leader globale credibile" in grado di mediare nelle crisi internazionali, a cominciare dal conflitto in Ucraina che va avanti da più di un anno dopo l'invasione russa del Paese. "In un momento in cui stanno corteggiando attivamente gli europei e cercando di convincerli a definire un percorso di indipendenza dagli Usa nel modo in cui trattano la Cina, è nel loro interesse proiettare un'immagine di responsabilità nella gestione della competizione", dice Amanda Hsiao, analista dell'International Crisis Group.

I colloqui tra Sullivan e Wang non erano stati annunciati. Per la Casa Bianca sono stati "schietti, sostanziali e costruttivi sulle questioni chiave delle relazioni bilaterali tra Usa e Cina, le questioni di sicurezza globale e regionale, la guerra della Russia contro l'Ucraina e le questioni dello Stretto di Taiwan". Le parti, hanno fatto sapere stamani da Pechino, hanno concordato di "continuare a fare buon uso di questo canale di comunicazione strategico".

Pochi giorni prima, a Pechino, il ministro del Commercio Wang Wentao aveva incontrato l'ambasciatore Usa Nicholas Burns per quello che è stato descritto come un "colloquio aperto e approfondito sulle relazioni commerciali bilaterali". Poi lunedì, sempre nella capitale cinese, Burns ha visto il ministro degli Esteri, Qin Gang, per parlare della necessità di "stabilizzare" le relazioni. Lo stesso Qin è poi volato a Berlino, Parigi e Oslo. E lunedì prossimo inizierà la missione dell'inviato speciale per l'Eurasia di Pechino, Li Hui, che si sposterà tra Ucraina, Polonia, Francia, Germania e Russia. A febbraio la Cina aveva presentato la sua iniziativa di pace - "per lo più in linea con la posizione di Mosca", come evidenzia il Post - e Xi era volato a Mosca a marzo per poi parlare ad aprile con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Tutto mentre, prosegue il Post, la Cina ha affrontato le restrizioni sulla tecnologia imposte dagli Stati Uniti e osservato - non senza infuriarsi - i contatti tra Usa e Taiwan e gli sviluppi nell'Indo-Pacifico. Così - sintetizza Bonnie Glaser, direttore del programma sull'Indo-Pacifico del German Marshall Fund of the United States - "una teoria è che i cinesi abbiano concluso che per i loro interessi ci sono danni bloccando ogni forma di dialogo con gli Usa, mentre gli Stati Uniti dicono di voler parlare". Intanto in Cina gli ultimi atti della diplomazia vengono descritti come una vittoria per le strategie cinesi nei rapporti con Washington. Per il Taihe Institute, think tank di Pechino, le aperture Usa dimostrano come "le nuove contromisure" della Cina "stiano già influenzando le politiche Usa" sul gigante asiatico.

13 Maggio
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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