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E cresce la febbre per il vaiolo delle scimmie

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Il virologo Ferrante: 'Oltre all'anti-vaiolo umano che protegge all'85% ne esiste già uno approvato per il monkeypox'

"Un approvvigionamento leggero" di vaccino contro il vaiolo delle scimmie potrebbe già essere una buona idea, una possibilità da valutare anche in Italia. "Ma queste decisioni devono essere prese dal Governo in accordo con le Regioni, sulla base dell'evoluzione dei numeri. Se progressivamente i casi dovessero aumentare, e mi auguro di no anche se per adesso non mi sento assolutamente di azzardare delle stime, ci si potrà muovere in questo senso" secondo il virologo Pasquale Ferrante, professore alla Temple University di Philadelphia negli Usa, direttore sanitario e scientifico dell'Istituto clinico Città Studi di Milano.

"Il vaiolo delle scimmie - ricorda l'esperto - è una malattia provocata da un virus strettamente imparentato con quello del vaiolo umano, tanto è vero che l'essere vaccinati contro quest'ultimo, e molte persone fino a qualche anno prima del 1981 in Italia sono state immunizzate, conferisce una protezione dell'85% anche contro il 'monkeypox'".

Ma "oltre alla possibilità di utilizzare il vaccino anti-vaiolo che conosciamo - precisa Ferrante - esiste un vaccino ancora più specifico, testato direttamente per il vaiolo delle scimmie e contemporaneamente per quello umano, che sembra proteggere nei confronti di tutte e due le infezioni. Si tratta di un vaccino innovativo che si chiama Jynneos, è già stato approvato dalla Fda americana e può essere utilizzato per i contatti stretti di persone contagiate o nelle fasi prodromiche dell'infezione, per ridurre l'eventuale gravità della malattia". 

"Come il vaiolo umano, anche il vaiolo delle scimmie è caratterizzato da una malattia esantematica - descrive lo specialista - che si presenta con lesioni cutanee abbastanza caratteristiche, molto simili alla varicella. Queste manifestazioni partono dal capo e poi si diffondono verso gli arti; iniziano con delle macule che successivamente diventano papule, un poco in rilievo, dopo di che si forma una vescicola al cui interno c'è del liquido che contiene il virus. La vescicola persiste per qualche giorno, quindi si rompe e al suo posto rimane un piccolo segno. Lo stesso andamento della varicella", ripete Ferrante.

"Le raccomandazioni, anche dell'Organizzazione mondiale della sanità - rimarca il virologo - prevedono innanzitutto di osservare con attenzione tutte le persone che manifestano un esantema del tipo specificato, preceduto da febbre, mal di gola, mal di schiena, altri dolori, insomma quello che si accompagna di solito alle febbri. Quando si sviluppa un esantema di questo genere, è buona cosa farsi visitare subito dal medico. Nel caso in cui ci si rivolga a un pronto soccorso, è consigliato eseguire un test per valutare se sia o meno varicella. Qualcuno suggerisce di aggiungere anche la ricerca degli anticorpi anti-morbillo, in modo da escludere entrambi i patogeni. Se questi esami sono negativi, allora può essere sospettato un caso di vaiolo delle scimmie; bisognerà raccogliere il liquido delle vescicole con un tampone ed effettuare anche un tampone oro-faringeo, per cercare di isolare il virus e analizzarlo".

"La diagnosi di questa malattia - conclude Ferrante - è favorita dal fatto che l'infezione si vede sulla pelle, che c'è qualcosa di evidente facile da individuare. Chiaramente, però, a diagnosi avvenuta è necessario andare un po' a ritroso nell'indagine, perché il virus può essere eliminato attraverso le goccioline di saliva anche prima che si presenti l'esantema. Dunque tutti i contatti pregressi devono essere studiati o quantomeno monitorati".

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Claudio Mascagni

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