Basta con la violenza sulle donne
Dalla protesta alla lotta in Parlamento fino all'attivismo delle associazioni per la tutela delle donne
Dopo gli ultimi drammatici fatti di cronaca il dibattito sulla violenza contro le donne si sposta dalle aule del Parlamento alle sale del cinema di Venezia fino alle soluzioni lanciate dalle varie associazioni. "Il problema della violenza maschile contro le donne nel mondo del cinema, dello spettacolo, della televisione, del teatro, della cultura, non solo esiste, ma ha finora dilagato e agito indisturbato. Il perché è drammaticamente chiaro: ci si è voltati dall’altra parte, si è fatto finta di non sapere, non si è dato alcun credito alle donne che hanno denunciato". Così Differenza Donna e Amleta, in una nota, a seguito delle dichiarazioni della vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno che ha parlato di violenza e molestie nel mondo del cinema. "Siamo particolarmente colpite in negativo dalle parole del direttore del festival di Venezia Alberto Barbera. Parole sorde e prive di empatia rispetto ad un problema pandemico che riguarda le molestie nei luoghi di lavoro nel mondo del cinema e dello spettacolo più in generale", continua la nota.
L’omertà del branco, la pavidità di chi gestisce le produzioni e i grandi luoghi di spettacolo, la mancanza d’etica e morale di chi ha potere sui grandi eventi, sono stati finora i migliori alleati di una barbarie - spiegano Differenza Donna e Amleta - Noi, per contrastare questo fenomeno in Italia, chiediamo una prova reale e fattiva di responsabilità sociale, preziosa non solo quando si chiedono (e prendono) soldi pubblici, ma anche quando si accendono i riflettori su invitati e grandi ospiti. Noi sappiamo che chi dirige questo mondo sa bene che il problema esiste e allora ci chiediamo: cosa aspettate? Per collaborare basterebbe lanciare messaggi potenti che vi posizionino dalla parte delle donne che hanno subito atti di violenza anche quando organizzate grandi eventi come il Festival.
"Crediamo nella presa di posizione di innocenza fino ad una condanna, ma crediamo anche al dovere di credere alle donne che si espongono per denunciare e raccontare ciò che hanno subito. Tenere fuori dai grandi eventi coloro i quali sono sotto procedimento per molestie e abusi dovrebbe essere un doveroso segnale di opportunità e di responsabilità sociale cui non dovreste venire meno", concludono le associazioni.
"Un segnale chiaro e un atto concreto contro la violenza sulle donne. Oggi abbiamo incardinato in commissione Giustizia alla Camera il disegno di legge governativo. Un testo che prevede norme più severe e soprattutto una maggiore tutela della vittima, con l'inasprimento anche delle misure di protezione preventiva. Adesso siamo convinti che su questo tema verranno messi da parte approcci ideologici e polemiche e che presto la norma possa avere il via libera dall'intero Parlamento". Lo dichiara Carolina Varchi, capogruppo di Fratelli d'Italia in commissione Giustizia alla Camera.
"Il testo – prosegue – è molto ampio e interviene su diversi aspetti riguardanti i reati di violenza domestica e di genere. Ad esempio, il provvedimento fissa tempi stringenti per l’adozione delle misure cautelari, come l’utilizzo più rigoroso del braccialetto elettronico, e dispone l’arresto anche in 'flagranza differita', tramite l'acquisizione di video e foto. Ma non solo. Il ddl, tra le altre cose, favorisce la specializzazione dei magistrati che si occupano di questo reato, prevede una assoluta priorità per i processi riguardanti fatti di questo tipo e amplia l'ambito di applicazione per i casi di arresto eseguito per violazione dei provvedimenti del giudice. Il testo interviene anche sul fronte della prevenzione e dei risarcimenti. Nel primo caso, è previsto l’obbligo di 'circolarità informativa', affinché siano adottate le opportune misure di protezione delle vittime nel caso in cui venissero meno le misure cautelari per gli autori di violenza. Nel secondo caso, viene introdotta una provvisionale a titolo di ristoro, prima ancora di giungere alla sentenza, in favore della vittima o, in caso di morte, degli aventi diritto, in condizioni di bisogno". "Un testo solido e un segnale forte contro reati odiosi che destano un sempre crescente allarme sociale al quale vogliamo dare adeguata risposta", conclude Varchi.
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