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Xi parla da imperatore: Cina e Taiwan nel mirino

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Al terzo mandato il leader cinese promette: 'siamo un grande Paese moderno e socialista, nuova scelta per l'umanità'

Nell'aprire il XX Congresso che l'incoronerà al suo terzo mandato, Xi Jinping ha promesso di trasformare la Cina in "un grande Paese socialista moderno" che possa proporsi come una "nuova scelta" per l'umanità, in alternativa alle democrazie occidentali. Nel suo discorso di un'ora e 45 minuti, di fronte ai 2300 delegati, Xi, il più potente leader cinese in decenni, ha dichiarato che la nuova "missione principale" del Partito sarà quello di guidare il Paese "unito nella lotta" per arrivare ad una nazione socialista moderna entro il 2049, anno del centenario della fondazione della Repubblica popolare cinese.

Ma in questa cornice di lunga durata di prospettiva di "grande ringiovanimento" e di "processo storico irreversibile" per una "piena applicazione del pensiero di Xi", come recitava uno degli striscioni issati dai delegati che applaudivano entusiasti le parole del leader, grande attenzione è stata, ovviamente, rivolta alle sfide del presente. Con Xi che ha avvertito dei "potenziali pericoli" e chiedeva che la Cina fosse "preparata agli scenari peggiori". "Dobbiamo adattarci e prepararci a resistere a venti forti, acque mosse e persino tempeste pericolose", ha detto Xi, sottolineando che i prossimi cinque anni saranno cruciali, anche a livello internazionale, dove avverranno "cambiamenti globali che non si vedevano da un secolo".

Chiarissimo il messaggio che Xi rivolge su Taiwan, ribadendo che l'isola ribelle sarà riunificata alla Cina di cui fa parte: "Risolvere la questione di Taiwan è un problema dei cinesi, che sarà risolto dai cinesi", ha detto con un monito rivolto agli Stati Uniti e a quelle che Pechino considera sue ingerenze, anche se nel discorso Xi non ha mai citato direttamente l'America.

"Le ruote della storia stanno marciando verso la riunificazione e il ringiovanimento della grande nazione cinese, a completa riunificazione deve essere realizzata e può essere senza dubbio raggiunta", ha aggiunto il presidente cinese raccogliendo il più forte applauso nella Grande Sala del Popolo.

"Noi continueremo a puntare ad una riunificazione pacifica con la massima sincerità ed impegno, ma non prometteremo mai di rinunciare all'uso della forza e ci riserviamo l'opzione di adottare tutte le misure necessarie", ha continuato, specificando di rivolgersi "unicamente alle forze esterne ed ai pochi separatisti che vogliono l'indipendenza, in nessun modo si intende prendere di mira i nostri compatrioti di Taiwan" verso i quali, afferma, "abbiamo sempre mostrato rispetto ed attenzione, lavorando per il reciproco beneficio".

A ribadire di non volere arretrare di un passo di fronte a Washington - che considera la Cina, e non la Russia, il suo principale avversario geopolitico - Xi promette di lavorare "più velocemente per modernizzare la strategia e l'organizzazione militare, le forze, gli arsenali e gli equipaggiamenti".

"Noi rafforzeremo le nostre capacità strategiche per difendere la sovranità cinese, la sicurezza e lo sviluppo dei nostri interessi", ha detto ancora, parlando di "intensificare gli addestramenti e rafforzare la preparazione" delle truppe per assicurarci che siano in grado di "combattere e vincere".

Il discorso è stata anche l'occasione per Xi per difendere alcune delle controverse politiche di Pechino. Innanzitutto la strategia 'Zero Covid', con le misure draconiane di lockdown ed isolamento che il governo cinese sta continuando ad adottare penalizzando popolazione ed economia cinese. Una politica che Xi ha definito "la guerra delle gente per fermare la diffusione del virus".

E poi la terribile repressione adottata ad Hong Kong, per schiacciare il movimento pro democrazia nell'ex colonia britannica, con l'adozione di leggi che criminalizzano il dissenso. "Reprimeremo gli elementi anticinesi che cercano di creare caos ad Hong Kong e Macao. Ed adotteremo azioni risolute per prevenire e fermare interferenza nei loro affari interni da parte di forze interne", ha detto Xin rivendicando che l'azione di Pechino ad Hong Kong avrebbe restaurato l'ordine e segnato "una svolta verso il meglio nella regione". E lodando la politica di "un paese, due sistemi", come "una grande innovazione del socialismo cinese, che ha dimostrato di essere il migliore sistema istituzionale per garantire prosperità e stabilità ad Hong Kong e Macao dopo il loro ritorno alla madre patria".

2 anni fa
Autore
Claudio Mascagni

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