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Il mondo arabo spinge per la pace in Ucraina

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L'Ucraina "ha bisogno" dell'"appoggio politico" del mondo arabo e "non si può permettere il lusso" di non fidarsi

L'Ucraina "ha bisogno" dell'"appoggio politico" del mondo arabo e "non si può permettere il lusso" di non fidarsi di chi "sostanzialmente o formalmente si dichiara dalla sua parte". Lo afferma in un'intervista l'ex ambasciatore italiano in Arabia Saudita e senior scientific advisor dell'Ispi, Armando Sanguini, commentando la presenza del presidente Volodymyr Zelensky al vertice della Lega Araba a Gedda. Presenza che, secondo alcuni osservatori, sarebbe stato un segnale inviato all'Occidente dal principe ereditario saudita, Mohammed bin Salman, per ricucire definitivamente dopo l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi.

"Credo che fosse nell'interesse obiettivo di quest'incontro avere lì una persona di quel calibro e storia. Non azzarderei troppe interpretazioni trasversali. Ora si tengono sia i vertici della Lega Araba che del G7, mi pare ci sia una convergenza di presenze utili, dopodiché ogni interpretazione può essere valida", spiega l'ambasciatore, secondo cui la presa di posizione della Lega Araba è "importante" e "non può che essere utile" all'Ucraina che "rischia di diventare una ferita aperta che divide l'Europa. Allargare questa consapevolezza ad altri Paesi e premere sulla Russia, che occupa illegalmente un Paese europeo, mi sembra positivo".

Secondo Sanguini, Zelensky - che nel suo intervento ha accusato alcuni Paesi arabi di aver "chiuso gli occhi" davanti ai crimini russi - "si muove molto e ha ottenuto molto sia politicamente che militarmente" e ha l'interesse ad allargare il campo dei suoi sostenitori dal momento che "alcuni iniziano a dire che si muove troppo: c'è ancora una forte simpatia, ma c'è il rischio che la sua insistenza nel chiedere armi e appoggio politico rischi di far dimenticare come nasca il Donbass e come tutto sommato la situazione attuale fosse abbastanza prevedibile".

L'ambasciatore dice quindi di non essere rimasto stupito più di tanto dall'invito a Zelensky di Mbs, l'acronimo con il quale il principe saudita è conosciuto in Occidente. Nel mondo arabo "l'operazione russa nei confronti dell'Ucraina ha disturbato parecchio", evidenzia, analizzando quindi nello specifico il ruolo di Riad nello scacchiere internazionale.

"L'Arabia Saudita ha come obiettivo di fondo quello di riacquistare credibilità internazionale e si è già mossa" in tal senso, mentre è "difficile" ipotizzare quale ruolo possa svolgere nella crisi ucraina, dice Sanguini, rimarcando che "se il mondo arabo riesce a trovare una concertazione che sostenga Zelensky è un fatto positivo che non può lasciare indifferente la Russia". La monarchia del Golfo, scandisce l'ambasciatore, "ha bisogno di ritrovare un suo ruolo. Sa che è alla testa di diversi Paesi della regione e intende tornare ad avere un ruolo di preminenza" nel rapporto con l'Egitto per la leadership araba e "mi pare del tutto naturale che cerchi di alzare la testa".

Sanguini commenta infine il la presenza del presidente siriano Bashar al-Assad dopo 10 anni a un vertice della Lega Araba. Il ritorno sulla scena del leader siriano, escluso per la repressione sanguinaria del suo popolo, apre nuovi scenari regionali. La normalizzazione di diverse capitali con Damasco, primo effetto dalla pace tra Teheran e Riad, potrebbe chiudere definitivamente una fase di forte rivalità, ma "credo che molto dipenda da come si comporterà Assad. Diciamo che questa accoglienza non è stata gradita a tutti, adesso Assad ha lo strumento per dimostrare che il suo riaccoglimento è nell'interesse regionale. C'è chi sostiene che il suo reintegro possa essere fonte di tensioni - conclude - Per ora Assad è riuscito in questa operazione e secondo me avrà l'intelligenza per consolidarla".

20 Maggio
Autore
Pasquale Lattarulo

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