È troppo tardi per una legge sui monopattini
È solo dopo la tragedia della morte di un ragazzo di 13 anni che le istituzioni pensano a una regolamentazione per i monopattini: un copione visto troppe volte
Lunedì 30 agosto a Sesto San Giovanni un ragazzo di 13 anni è morto in seguito a un incidente in monopattino. Secondo le ricostruzioni, il giovane non indossava il casco e, al momento dell’incidente, sfrecciava a velocità sostenuta giocando con un amico. Il ragazzo avrebbe perso il controllo, frenando bruscamente e facendo un volo terrificante.
"Addio Fabio, non si può morire così a 13 anni”, queste le parole del sindaco di Sesto Roberto Di Stefano, che si è subito mobilitato per firmare un’ordinanza che regoli l’uso dei monopattini.
Il provvedimento obbliga gli utilizzatori all’uso del casco, oltre a ridurre i limiti di velocità (20 km/h sulle piste ciclabili e 5 km/h nelle aree pedonali) in tutto il comune.
“In attesa che il Parlamento approvi al più presto una legge per regolamentare l'uso di questi mezzi, abbiamo deciso di intervenire, con l'obiettivo di iniziare a comporre un quadro normativo chiaro e preciso".
La sollecitazione è dunque alle istituzioni nazionali, alle quali anche il sindaco di Milano Sala ha ribadito la necessità di una “regolamentazione nazionale” , sottolineando di non voler essere "iper-reattivo e agire sulla base di questa emotività e di questa disgrazia”, andando al cuore del problema.
Ma perché oggi e non una settimana, un mese, un anno fa?
Perché per mobilitarsi e regolamentare c’è bisogno sempre di “toccare con mano” i danni che può provocare un mezzo?
La diffusione dei monopattini elettrici è infatti ormai da qualche anno sostanzialmente aumentata, ma la regolamentazione in questo senso non è andata di pari passo. L’anarchia totale, infatti, ha per molto tempo regnato sovrana, aspettando che a farne le spese fosse qualcuno.
Intendiamoci, magari la tragedia non si sarebbe evitata, ma il problema di fondo sta nel tempismo con cui arriva la mobilitazione generale che viene successivamente a questi accadimenti.
Dinamiche che ci riportano indietro negli anni, precisamente al 1995, quando la morte del ciclista professionista e campione olimpico Fabio Casartelli scatenò accesi dibattiti sull’introduzione dell’obbligatorietà del casco, all’epoca assente. Norma che avrebbe poi dovuto aspettare il 2003 e la morte di un altro ciclista, Andrej Kivilëv, per vedere la luce.
La regolamentazione va poi conciliata con la presenza, soprattutto nelle grandi città, di numerose aziende di sharing. L’obbligo del casco complicherebbe la vita a queste aziende, costringendole a fornirlo ai propri clienti, o questi ultimi a comprarlo.
Ciò disincentiverebbe la clientela saltuaria di queste grandi aziende, che utilizzando raramente i servizi non prenderebbe in considerazione l’acquisto di un casco.
La tragedia è stata consumata e uno stato civile ha il dovere di evitarne altre. Il pericolo dei monopattini era palese fin da molto prima di questi ultimi giorni, soprattutto in città caotiche come Roma, con il suo traffico condito dalla presenza di buche e sampietrini.
Si è mosso anche l’assessore alla sicurezza della Lombardia De Corato, che ha affermato che presenterà al presidente Fontana, poi alle camere, una proposta di legge per introdurre “misure per una maggiore sicurezza non solo degli utilizzatori dei monopattini ma anche degli altri utenti della strada”.
In ogni caso è stato troppo tardi, come lo era ieri per introdurre l’obbligo del casco in bicicletta, ma più che mai necessario.
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