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In Israele il boom di contagi fa paura, ma non è una prova no-vax

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L’incubo della pandemia non si ferma: lo stato di Israele, esempio virtuoso nelle vaccinazioni, vede crescere i contagi

 

Tornare indietro?

L’incubo della pandemia non sembra arrestarsi, e il testimone maggiore di questo è lo stato di Israele. Esempio virtuoso per quanto riguarda le vaccinazioni, arrivate con estrema tempestività, Israele ad oggi può vantarsi di avere la maggior parte della popolazione protetta dal vaccino.

Ma ad allarmare sono i dati in crescita di contagi e ricoveri. Ad oggi 26 agosto i contagi di covid-19 hanno raggiunto per la prima volta dopo gennaio quota 10.000, con numeri riguardanti la giornata di martedì 24. A preoccupare ancora di più è il numero dei ricoveri. Dei circa 75.000 casi attivi in tutto il paese, le persone ricoverate sono più di mille, 688 in gravi condizioni e 139 aiutate da macchine a respirare.

 

Una falsa arma per i no-vax

A seguito di questi numeri terrificanti, è ovviamente insorta la comunità no-vax, sbandierando, come prevedibile, la situazione israeliana come prova dell’inefficacia del vaccino. Tuttavia, per leggere i dati di Israele la necessità è quella di un occhio più critico, e concludere con la risposta più intuitiva può costituire spesso un errore. Come spiegato da vari esperti, infatti, il fatto che circa il 60% dei ricoverati in Israele siano vaccinati, spiega solamente che nel paese il numero di persone vaccinate sia molto grande. Banalmente, a livello statistico, in un paese in cui il 99% delle persone è stata sottoposta a vaccinazione, i casi di contagio e ricovero saranno inevitabilmente distribuiti tra le persone vaccinate, piuttosto che nell’1% non vaccinato. Questo è un effetto chiamato in statistica “paradosso di Simpson”, come spiegato anche dall’ormai celeberrimo infettivologo Matteo Bassetti in un post su Instagram, in cui ha anche sottolineato con forza l’efficacia dei vaccini anche contro la cosiddetta variante Delta.

 

La realtà dei numeri

Ipotesi confermata anche dai dati di Times of Israel ripresi da da AdnKronos. Secondo questi dati, nelle comunità ortodosse, che hanno un numero minore di vaccinati, i contagi avrebbero subito un’impennata dopo la riapertura delle scuole del 9 agosto. 78% in più a Elad, 151% in più a Modin Ilit, 84% in più a Bnei Brak e così via.

Spesso le cose non sono semplici come sembrano, dunque, ma resta il fatto che la situazione di Israele preoccupa e non poco. Il primo settembre, infatti, nel paese sono previste le riaperture delle scuole. Ma la preoccupazione si allarga anche agli altri stati, che osservano attenti l’evolversi della situazione facendo sforzi sovrumani per vaccinare il maggior numero di persone possibile.

2 anni fa
Foto: pixabay
Autore
Emanuele Di Casola

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