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Tumori, le risorse del PNRR per riorganizzare le cure

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Appello del Cipomo: "Un’oncologia ben organizzata strategica per rafforzare risultati ottenuti sul piano clinico"

Riorganizzare completamente l’oncologia per trarre il massimo dai nuovi orizzonti terapeutici. Per farlo serve aumentare i posti nelle scuole di specializzazione, potenziando le reti oncologiche e rendendole omogenee sull’intero territorio nazionale, rafforzando la medicina territoriale per migliorare la risposta ai bisogni del malato e ridurre il carico attuale che pesa sul sistema ospedaliero, puntando sulla digitalizzazione. Obiettivi raggiungibili anche grazie alle opportunità messe in campo dal Pnrr. È questa la roadmap tracciata dal Collegio italiano primari oncologi medici ospedalieri (Cipomo) riunito a Cagliari da oggi al 21 maggio per il XXVI Congresso nazionale: "Dalle ceneri del Covid una nuova Fenice: l’oncologia che sarà, l’oncologia che vorremmo".

Gli ultimi due anni, ricordano gli esperti, hanno impattato pesantemente su una organizzazione. Inoltre, stiamo assistendo a un 'sorpasso', nei Paesi ricchi in particolare, delle patologie tumorali nei confronti di quelle cardiache. E se un simile scenario si diffonderà nei singoli Stati, entro 20 anni il cancro potrebbe diventare la prima causa di morte al mondo. In Italia, inoltre, sono stati registrati 46 milioni di visite specialistiche e accertamenti diagnostici e 3 milioni di screening oncologici in meno nel 2020 rispetto all’anno precedente. Sta inoltre aumentando il numero di tumori in stato avanzato. Tutto questo contrasta fortemente con i continui progressi dell’oncologia, soprattutto grazie alle nuove frontiere aperte dalla diagnosi molecolare.

"La ricerca oggi riesce a dare risposte rapidamente applicabili alla pratica clinica – afferma Luigi Cavanna, presidente Cipomo e del congresso – la diagnosi molecolare, sempre più precisa, permette di comprendere meglio la biologia dei tumori e quindi di indirizzare in modo più proficuo la terapia. Dalla profilazione genomica del tumore all’immunoterapia, nuove frontiere stanno portando l’oncologia sulla soglia di cambiamenti rivoluzionari. Ma tutto questo necessita di un forte supporto organizzativo e gestionale: l’attuale frammentarietà rischia di vanificare i continui progressi che invece si realizzano in campo medico".

Per Cipomo occorre quindi destinare in modo consapevole le risorse del Pnrr, perché l’organizzazione dell’oncologia va interamente ripensata. Innanzitutto va ampliato il numero di posti nelle scuole di specializzazione, spiega il presidente Cavanna "perché oggi soffriamo una grave carenza di oncologi". Bisogna poi potenziare le reti oncologiche "per creare un ‘tessuto connettivo’ che colleghi agevolmente tutte le realtà oncologiche distribuite sul territorio, anche perché diverse strutture oncologiche nel tempo sono state chiuse o ridimensionate in varie Regioni. È inoltre fondamentale diffondere la ricerca clinica in ogni struttura sia ospedaliera che territoriale ove vengono curati i malati oncologici. Si dice da tempo che dove si fa ricerca si cura meglio e tutti i cittadini hanno il diritto di essere curati al meglio".

Non solo: per realizzare una definitiva inversione di tendenza bisogna potenziare, in alcuni casi creare ex novo, l’oncologia sul territorio con servizi che integrino quelli previsti dal sistema ospedaliero. "Attualmente – prosegue Cavanna – tutti i pazienti oncologici, con bisogni clinico-terapeutico molto diversi tra loro, sono costretti a fare riferimento esclusivamente all’oncologia dell’ospedale, per cui le strutture ospedaliere sono sovraccariche e la risposta rischia di non essere sempre adeguata alle esigenze del singolo paziente, esigenze che stanno cambiando nel tempo".

Oggi infatti il paziente oncologico si rivolge all’ospedale per tutto: visite, terapie e follow up, e diverse di queste prestazioni potrebbero essere realizzate in strutture territoriali prossime al domicilio del paziente. "Il potenziamento delle attività territoriali – prosegue il presidente Cipomo – ridurrebbe il carico che attualmente grava sugli ospedali con miglioramento della qualità di vita del malato, del caregiver, meno spese e minor perdita di tempo. Attività integrate di cure oncologiche, controlli o supporti come lo screening, la psico-oncologia, la riabilitazione, il supporto nutrizionale - solo per citarne alcune - possono infatti essere realizzate in modo molto più appropriato in ambito territoriale con grande beneficio per il paziente che diventerebbe più reattivo e motivato vedendosi curato vicino a casa, senza dover perdere ore per viaggi e attese per visite".

"È il malato che deve essere al centro con i suoi bisogni sanitari e non solo, utilizzando anche le nuove tecnologie". La digitalizzazione è fondamentale in questo 'scatto in avanti' dell’oncologia. "Il fascicolo sanitario elettronico, la telemedicina, il collegamento digitale tra strutture sono essenziali per una gestione ottimale del paziente – sottolinea Giuseppina Sarobba, presidente del Congresso – perché si velocizzano le tempistiche per individuare le strutture territoriali più adatte ad una determinata patologia. Inoltre la digitalizzazione e la messa in rete di operatori e strutture favorirebbe anche l’organizzazione interna delle aziende, sempre con conseguenti benefici per i pazienti. Per questo il Pnrr può rivelarsi una risorsa importante”.

Ma senza le risorse umane non si va da nessuna parte. "Negli ultimi 3 anni il Servizio sanitario nazionale – aggiunge Sarobba – ha perso quasi 21mila medici specialisti. Dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale 8mila camici bianchi per dimissioni volontarie e scadenza del contratto a tempo determinato e 12.645 per pensionamenti, decessi e invalidità al 100%". Le cause che portano a questa drastica decisione sono le più svariate: dal ‘burnout’ alla ricerca di un posto che preservi il proprio benessere, al desiderio di poter avere la possibilità di gestire le giornate di lavoro difendendo il ‘work-life balance

I medici "cercano orari più flessibili, maggiore autonomia professionale, minore burocrazia – prosegue Sarobba – cercano un sistema che valorizzi le loro competenze, un lavoro che permetta di dedicare più tempo ai pazienti. E mentre il Pnrr mette in campo importanti investimenti per l’edilizia sanitaria e la digitalizzazione, niente è previsto per le risorse umane". 

1 anno fa
Foto: pixnio.com
Autore
Luciano Razzano

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