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Mursia e quell'eterna denuncia sociale nei romanzi gialli e noir

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Nella collana Giungla Gialla il direttore Fabrizio Carcano porta i lettori in giro per l'Italia, alla scoperta del crimine e della bellezza

Qualcuno la chiama l'estetica dell'orrore. Altri una naturale legge del contrappasso. Sta di fatto che accanto alla straordinaria bellezza del patrimonio culturale dell'Italia fa da contraltare un Male che si annida in ogni strato sociale, che emerge ed esplode violentissimo come il magma di un vulcano che cova da tanti, troppi, anni una sua istintiva via di fuga. 

Fabrizio Carcano è giornalista e scrittore, sa come va il mondo, lo osserva e lo racconta, lo analizza, lo descrive, così ecco che suggerisce lo scorso anno alla casa editrice Mursia, con cui pubblica i suoi romanzi di successo, una collana che abbracci in una sorta di contemporaneo Grand Tour l'Italia intera, chiamando a raccolta scrittori impegnati a raccontare l'eterna lotta tra Bene e Male, dove le architetture narrative siano però capaci di avvinghiare il lettore alla storia. Nasce, così, all'interno della casa editrice milanese Mursia la collana Giungla Gialla, una scommessa oggi in parte vinta. 

Scoppia la pandemia e tutti a leggere? A evadere? A cercare suggestioni ed emozioni con un libro? È questa la formula del successo di Giungla Gialla della Mursia?  

L’idea di una nuova collana di gialli in realtà risale ai mesi immediatamente precedenti alla pandemia, intorno a gennaio stavamo valutando già i primi manoscritti, poi la partenza è slittata di quasi un anno proprio per lo stop imposto dal virus. Avevamo ricevuto centinaia di manoscritti di giallisti da tutta Italia, li valutavamo senza un obiettivo, l’idea di una collana di gialli che raccontasse l’Italia, la sua bellezza e le sue storture, è nata così, quasi per caso. Sono stati gli scrittori da ogni angolo dello Stivale a inondarci di proposte, ad ispirare questa idea. I lettori sono arrivati di conseguenza: raccontiamo l’Italia di tutti i giorni, con protagonisti calati nella realtà come giornalisti, impiegati, poliziotti dal volto umano che hanno moglie e figli e sono ben lontani dallo stereotipo dello sbirro muscoloso con la pistola sotto il cuscino… raccontiamo storie normali, di un’Italia normale, con le sue strade, i suoi problemi, banalmente credo che questa fotografia, seppur in giallo, del nostro presente stia piacendo a chi legge questo genere di libri.  

Come nasce l’idea di varare una collana gialla/noir prediligendo però autori non noti e scegliendo la provincia italiana come protagonista?  

Ad essere precisi non raccontiamo solo la provincia, avendo pubblicato già quattro libri ambientati in metropoli come Genova, Bari, Napoli e Torino. Raccontiamo i quartieri, i capoluoghi, le realtà dove viviamo. Senza presunzione di fare qualcosa di nuovo o inedito volevamo provare a distinguerci raccontando appunto le storie nere che poi rimbalzano purtroppo dalla cronaca quotidiana, che parla di omicidi e crimini perpetrati dentro la vita comune di tutti i giorni, senza i serial killer che inviano messaggi cifrati (come accade invece nei miei di romanzi…). Poi ripeto sono stati i libri a venirci a cercare, in Mistero Siciliano raccontiamo come il patrimonio archeologico immenso di Siracusa sia ‘banchettato’ dalla criminalità mafiosa, in Le Gocce sul Vetro raccontiamo il business degli impianti idrici e delle acque nelle valli di Bergamo, in Mediterraneo Nero raccontiamo la vergogna dell’interramento di veleni nei nostri mari, la ‘Terra dei fuochi’ sommersa, ne La ragazzina ragno raccontiamo il disagio adolescenziale, con 16enni a Napoli disposte a vendere il loro corpo sui web, con Indagine parallela raccontiamo la deriva dei media e dei social che possono innescare e amplificare l’ego di una mente disturbata capace di uccidere. Storie diverse, su crimini e morti differenti, ma tutti legati alla realtà che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi. Volevamo raccontare tutto questo. E la bellezza di queste città, delle nostre città.  

Si dice che oggi il giallo/noir italiano abbia sostituito il giornalismo d’inchiesta, che non si svolge più per timore di querele? È così? E quanto ne ha beneficiato la narrativa e quanto eventualmente ne soffre la cronaca? 

In parte è vero. Va detto però che molti noiristi sono anche giornalisti. Ripeto con alcuni nostri noir denunciamo l’interramento dei rifiuti tossici, il disagio giovanile che porta alla prostituzione, ma raccontiamo anche il dark web, il nero che si nasconde nell’oscurità della Rete dove avvengono delitti orribili, come abbiamo svelato con il giallo torinese Follia a due, commessi da individui o gruppi che nel deep web trovano adepti e sodali. Vogliamo essere anche un megafono di denuncia sociale, utilizzando la formula del giallo territoriale perché poi ogni area geografica ha i suoi mali da denunciare. Ma non vogliamo dimenticare nemmeno il nostro passato, quello più recente: nel giallo genovese Il suono della colpa ritorniamo sui misteri legati alla strage della bomba di piazza Fontana.  

Con la letteratura di genere gli italiani hanno scoperto ancora di più che il Male si annida in modo perverso in provincia. È vero?  

Mah… in parte... Io sono un giallista metropolitano, racconto Milano, rilevo però che negli ultimi anni i casi più ripugnanti di cronaca nera, soprattutto i femminicidi, sono avvenuti in particolare nelle comunità più piccole, dove ci si conosce tutti e non esiste quell’estraneità collettiva e reciproca che caratterizza le metropoli. Questo nella cronaca: nella letteratura gialla accade altrettanto e con grande successo dei lettori di questo tipo di gialli.   

Nei romanzi sinora pubblicati c’è una sorta di Grand Tour del mistero, dell’indagine, del giallo. Il Male in Italia è diverso da campanile a campanile?  

Chiaramente sì. Alcuni fenomeni, penso per esempio al satanismo o alle sette esoteriche, sono presenti solo nelle regioni del Nord, altri tipi di crimini, per esempio lo sversamento in mare di rifiuti tossici o il business del traffico di essere umani, sono più frequenti dove ci sono grandi porti. Ogni nostro giallista conosce bene il suo territorio e i suoi mali che sono diversi come declinazioni rispetto ai territori. Ripeto, l’esempio tipico lo abbiamo in Mistero siciliano dove accendiamo un faro sul traffico di reperti archeologici e sul mondo dei tombaroli, di quei delinquenti che si arricchiscono depredando il nostro patrimonio archeologico.  

Spesso nei romanzi di Giungla Gialla ci sono altri protagonisti al di là dei personaggi che si muovono tra le righe: sono le città. Questo è un marchio di fabbrica della collana?  

Sì. Vogliamo e dobbiamo raccontare le città e il territorio. La grande bellezza dell’Italia è nei suoi diversi angoli che trasudano una storia millenaria, tradizioni tipiche, leggende e misteri locali. In ogni nostro libro la città di riferimento viene descritta, anche se piccola. L’idea è di arrivare nel giro di un paio d’anni, con 8-10 pubblicazioni annuali, a tingere di giallo l’intera cartina italiana.  

Lei oltre che curatore della collana Giungla Gialla di Mursia è anche un autore di punta della casa editrice milanese: però la sua scelta è quella di ambientare le sue storie con i suoi personaggi seriali a Milano. Come mai?  Sono milanese, conosco molto bene la città in cui sono nato e cresciuto, prima di raccontare i misteri di Milano volevo raccontarne la bellezza, non quella stereotipata che traspare dal lusso o dal fashion. Milano è una città con una storia particolare, poco conosciuta anche per gli stessi milanesi: con il mio primo noir esoterico Gli angeli di Lucifero nel 2011 sorpresi tutti raccontando il volto esoterico di Milano, i misteri lasciati da Leonardo Da Vinci, il satanismo che si è sviluppato al buio dei vicoli del centro. Doveva essere un libro e basta, l’unico, sono arrivato a 14, raccontando basiliche, cimiteri, cripte, dipinti dai mille significati, intrecciando religione e occulto. Ho due commissari, uno negli anni ’70 e uno contemporaneo, Maspero e Ardigò, che sono due ‘milanesi imbruttiti’, in tutti i sensi.  

La scelta di vivere e lavorare a Bergamo in qualche modo ha influenzato la sua scommessa editoriale di ambientare trame e romanzi altrui nella provincia italiana?  

Abito a Bergamo dal 2015 perché ho scelto di trasferirmi nella città della mia dolce metà, allentando parzialmente il cordone ombelicale con Milano, senza mai reciderli. Trascorro molto tempo a Milano, sento ancora miei i suoi marciapiedi e paradossalmente sono ancora più ispirato pur vivendo a Bergamo, in una realtà a misura d’uomo completamente diversa. In effetti abitare in un capoluogo provinciale mi ha spronato a cercare giallisti di contesti analoghi per raccontare Siracusa, Latina, Taranto o Livorno come poi abbiamo fatto. Ma nella nostra collana abbiamo raccontato anche Genova, Bari, Napoli e Torino, il giusto mix tra metropoli e provincia.  

Nella selezione di un dattiloscritto inviato in casa editrice predilige la trama, lo stile, l’originalità della storia o altro?  

Un po’ tutto, non ho un criterio. Diciamo che un buon testo deve abbinare una scrittura che conquisti il lettore ad una storia che lasci poi qualcosa, non è facile ma ne ho trovati diversi. Il difficile è scegliere, selezionare. Nei libri finora pubblicati non abbiamo mai avuto un investigatore che fosse un poliziotto o un carabiniere: sono tutti cittadini senza divisa. Un archeologo, un giornalista, un ex militare ed un assistente sociale, poi ancora due giornalisti, quindi un insegnante e una postina. In questo abbiamo decisamente molta originalità.  

Come Giungla Gialla siete partiti a dicembre 2020, oggi contate 9 titoli in nemmeno un anno di vita. Qual è il bilancio?   

Positivo. Perché partendo da zero abbiamo incrociato strada facendo un buon numero di lettori e di apprezzamenti, in tutta Italia, pubblicando scrittori che avevano già un loro nome alternandoli con debuttanti sconosciuti. La collana sta crescendo, nel 2022 pubblicheremo altri 9 o 10 titoli e riceviamo una valanga di testi da selezionare. Anzi ne approfitto per scusarmi con i tanti che ancora non hanno ricevuto una nostra risposta…  

Dalla sua esperienza maturata qual è attualmente lo stato del giallo/noir italiano?  

Gode di ottima salute e mi riferisco anche alla concorrenza: leggo libri di alto livello, l’offerta per i lettori cresce di qualità. In Italia oggi il giallo copre un terzo del mercato dei libri venduti e questa fornice aumenterà ancora, come del resto aumenteranno in parallelo le serie tv crime/noir. Molti nostri giallisti hanno acquisito meccanismi dei colleghi statunitensi e scandinavi, arricchendo il nostro panorama, perché questi meccanismi narrativi e investigativi sono calati nella splendida realtà italiana. E questo è un valore aggiunto.  

 

 

 

 

2 anni fa
Autore
Gian Luca Campagna

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