Libri che vanno a ruba. Il caso Pushkin

Spesso le storie con i libri protagonisti fanno paura. Nel senso che appartengono a quel genere definito distopico, dove lo strumento libro, da sempre accostato alla parola libertà d’espressione, è bandito da società che lo vedono come una sorta di Satana. Uno su tutti? ‘Fahrenheit 451’ di Ray Bradbury.

Oggi però balza alla cronaca il furto di una serie di libri, tra poesie, racconti, poemi, drammi di Alexander Pushkin, il poeta nazionale russo, profondo e gaudente, che portò la lingua e la letteratura russa nella modernità. La trama di questa storia lega nodi sottili sparsi un po’ in tutte le biblioteche d’Europa, perché secondo le indagini dell’Europol dal 2022 sono scomparsi più di 170 libri per un valore di oltre 2,6 milioni di dollari all’interno delle biblioteche di Riga, Vilnius, Tartu, Berlino, Monaco, Helsinki, Parigi, Lione, Ginevra, Varsavia e Praga. Insomma, i suoi libri vanno a ruba. Sembra una storia uscita da un romanzo spy story. E forse è veramente così. Perché l’oggetto di furto sono libri di Pushkin ma anche di Gogol e di altri grandi della letteratura russa, destinati alla vendita in aste clandestine o sottratti su commissione. Ma chi sono i committenti e, quindi, gli acquirenti finali? Pare, magnati russi che vogliono in questo modo arricchire la biblioteca di casa propria con opere originali di grandi autori. Il furto è sofisticato, perché coloro che chiedono di consultare certi libri in biblioteca poi li sostituiscono con copie confezionate per bene, anche con i difetti dettati dal tempo, ma che però non sfuggono ad esperti che ne denunciano la falsità e, così, il furto. Quindi un furto di un libro di Pushkin ecco che viene collegato a quello accaduto in un’altra biblioteca, finché, sommando le sottrazioni, si capisce che non è certo un caso ma fa parte di un piano. E il valore di questi libri, e quindi di questi autori, cresce. Chissà se qualche autore contemporaneo per far accrescere il valore ai suoi volumi architetti furti e sottrazioni...