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Come sorride l'isola di Malta a Stefano Sanderra

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L'allenatore romano conquista lo scudetto con l'Hibernians. "Una vittoria voluta e meritata, figlia in parte di qualche scelta irrazionale"

“No, guardi, non è finita. Mercoledì prossimo ci sarà la semifinale della Coppa di Malta e, si sa, l’appetito viene mangiando”. Stefano Sanderra ha appena conquistato lo scudetto con l’Hibernians di Paola nella massima serie maltese ma è fatto così, non lascia nulla al caso, studia, analizza, confronta. E motiva. Già, le motivazioni restano alla base di chi è un allenatore con la valigia. Stefano Sanderra, romano, classe 67, dopo soddisfazioni (e delusioni) nel calcio italiano di serie C, dove ha scritto pagine memorabili (a Latina è chiamato Mister Leggenda, avendo portato i nerazzurri pontini dalla Seconda divisione Pro alla serie B in 3 stagioni), approda nel 2018 a Malta, sponda Paola, per allenare una squadra di grande prestigio e tradizione, i bianconeri dell’Hibernians, mai retrocessi dalla massima serie e vittoriosi di 12 scudetti, l’ultimo conquistato nel 2017. Pardòn, 13 scudetti, considerando quello appena festeggiato: "un'emozione grande, pari solo a quella quando vinsi lo scudetto con la Juniores del Ferentino nelle finali nazionali tanti anni fa" sorride.

E nella speciale classifica di allenatori italiani vittoriosi all'estero, ecco che oltre a Carlo Ancelotti, fresco vinctore della Liga col suo Real Madrid, si inserisce anche Stefano Sanderra con l'Hibernians. "Ancelotti? Un uomo e allenatore saggio, che sa entrare nei gruppi con intelligenza, un uomo che non rivoluziona ma incide con le sue scelte". 

“Quando sono venuto a Malta non mi sono stati chiesti miracoli ma di costruire. E ho avuto la fortuna di avere in questo percorso maltese un presidente come Ranier Bezzina, alla guida del club per 40 anni, un padre di famiglia lungimirante e paziente” racconta Sanderra. E sì, perché Sanderra, contro ogni pronostico, già alla prima stagione maltese sorprende tutti e arriva a disputare lo spareggio per lo scudetto contro la quotatissima Valletta, ma come i peggiori incubi perde ai calci di rigore. Seguono altre due stagioni ai vertici fino alle esperienze nelle coppe europee. “Ecco, l’ingiusta sconfitta contro il Riga nella gara di Conference è stata la molla che mi ha fatto capire di quanto questo gruppo sarebbe potuto andare lontano –continua-. Rispetto al 2019 ho avuto a disposizione un organico più esperto, più consolidato e di sicuro più smaliziato, che ha meritato di vincere questo scudetto”.

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Infatti, pronti e via e l’Hibernians parte fortissimo: vittorie di fila e calcio che non conosce avversari, tant’è che Agius e compagni fanno il vuoto attorno, poi a gennaio l’incredibile rimonta del Floriana con 14 vittorie di fila, la flessione dei bianconeri dovuta a qualche infortunio e all’inserimento dei nuovi, il sorpasso subito e poi il controsorpasso maturato in un match epico, asfaltando gli avversari per 4-1 a domicilio nell’ultimo turno della regular season. “Quella è stata la partita perfetta, ma è stata voluta e ragionata, pianificata nei dettagli –svela Sanderra-. Li ho studiati e li ho anche, perché no, copiati e ne è nato un risultato inaspettato, frutto di una condotta di gara imprevedibile: siamo andati in campo senza attaccanti, proprio per non fornire punti di riferimento ai nostri avversari, tant’è che nei primi 27 minuti abbiamo realizzato 3 reti in fotocopia, partendo da lontano. Una scelta, la mia, figlia di una scintilla irrazionale che poi si è allargata in una tattica perfetta. Non è un caso che a inizio match un tifoso si sia avvicinato, apostrofandomi “tu sei matto” per poi tornare a fine partita abbracciandomi urlando “sei un genio”. Ecco, in quella partita vedo il coronamento di una stagione, perché già negli allenamenti avvertivo la squadra motivata a fare risultato”. Così, a un turno dalla fine della regular season, il Floriana dopo aver rimontato 8 punti all’Hibernians, andando allo scontro diretto a +1, subisce il capolavoro tattico di Sanderra. E nei play off i bianconeri partono da un vantaggio di più due, fino alla vittoria in rimonta contro il Birkirkara.

Ecco, è (quasi) finita una nuova stagione, ma quali sono gli insegnamenti che Sanderra si porta dentro? “I tempi di semina e di raccolto. Qui a Malta sto per terminare la quarta stagione, quando si ha il tempo per costruire ecco che si rispettano tutti i tempi: appunto, quelli della semina e quelli del raccolto”. Ma c’è o no nostalgia per l’Italia? “Certo, ma non come intendete voi. Non mi manca il calcio italiano, perché la qualità della vita qui a Malta unita a questa professione è di gran lunga superiore” confessa.

E se Sanderra è costretto a stilare una singolare classifica della stagione il 10 e lode va al presidente pater familias, un 10 tondo alla squadra (“mi hanno seguito come dei soldati, per poi diventare in campo straordinari pensatori, non solo meri esecutori” dice), un 9 al tifo e alla città mentre per lui si limita a disegnare un 8, “anche se, lo ammetto, i voti maggiori vanno a Carl, il preparatore atletico, e a Rajan, il mio secondo, la mia parte razionale, poi un pensiero speciale va ad Andrei Agius (il capitano della nazionale maltese era con Sanderra dai tempi del Latina, ndc), che è sempre stato il collante con la squadra per trasmettere la mia mentalità, più agli altri ragazzi che sono anni con cui coltivo questo sogno di vincere lo scudetto, come Jurgen Degabriele, Bjorn Kristensen e Dunstan Vella”. Ma sul suo futuro Sanderra non si sbilancia, deve guardarsi dentro, trovare stimoli per una nuova esaltante stagione da vivere da protagonista. A Malta come altrove.

1 anno fa
Autore
Gian Luca Campagna

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