Gas, cala la richiesta italiana dopo l'exploit di agosto
Le manutenzioni concomitanti su due rigassificatori e sul gasdotto tunisino hanno spinto le importazioni dalla Russia
Dopo l'exploit di agosto dovuto al caldo eccezionale e all'eolico debole, i consumi di gas italiani sono tornati a settembre ai livelli consueti dell'ultimo biennio, ossia ben al di sotto dalle medie storiche, mentre le manutenzioni concomitanti su due rigassificatori e sul gasdotto tunisino Ttpc hanno spinto le importazioni dalla Russia ai massimi da agosto 2022. È quanto emerge dal servizio mensile su domanda e offerta gas della Staffetta Quotidiana. La pagina contiene elaborazioni sui dati di Snam Rete Gas e del ministero dell'Ambiente e della Sicurezza energetica ed è curata da Agata Gugliotta del Rie, Gionata Picchio e Antonio Sileo. Per i consumi di agosto e dei primi 8 mesi dell'anno.
Ritorno ai livelli consueti dell'ultimo biennio per i consumi di gas italiani in settembre, dopo il balzo di agosto dovuto come già visto a condizioni eccezionali di domanda e offerta elettrica. Secondo le elaborazioni di Staffetta Quotidiana e Rie sui dati Snam Rete Gas nel mese appena concluso l'Italia ha consumato 4.057 milioni di mc, in aumento dell'1,8% su settembre 2023, ma in calo del 7,6% rispetto alla media del decennio 2014-23. Se includiamo nella valutazione anche l'andamento quasi nullo delle esportazioni (-97% a 7,2 mln mc, -80,1% sul decennio) la variazione dei volumi totali immessi in rete diventa negativa (-3,1% su anno a 4.063,2 mln mc, -8,1% sulla media decennale).
Guardando alla domanda per settore di attività direttamente allacciate alla rete Snam, il modesto incremento tendenziale (appena 60 mln mc in più) è dovuto in particolare a un +3% del comparto civile a 1.011 mln mc (-5,7% sulla media 2014-23) e a un +1,5% di quello termoelettrico a 1.922,9 mln mc, che nel contempo, non dovendo più compensare il rimbalzo straordinario dei consumi elettrici visto in agosto per le elevate temperature in assenza di un corrispondente aumento dell'offerta rinnovabile (v. Staffetta 02/09), è tornato ampiamente sotto le medie decennali (-6,8%). Stabile a parità di giorni lavorativi l'industria (+0,2%) a 993,9 mln mc, un 10,1% sotto la media storica.
Se si ripercorre la serie storica, in un confronto tra i mesi di settembre degli ultimi ventuno anni attraverso i numeri indice (settembre 2003=100), i dati del mese ora trascorso (82,9) sono i più bassi, davanti a 2022, 2014 e 2015 (tutti e tre 83,2), al 2013 (85,2) e al 2023 (85,6). A livello cumulato, nei primi 9 mesi dell'anno i consumi di gas italiani sono in calo del 2,6% o di quasi 1 miliardi di mc a 42.748,6 mln mc, il 13,2% in meno della media 2014-23. La contrazione più pronunciata si riscontra nel termoelettrico (-5,6% a 14.886,9 mln mc, -13% sul decennio) seguito dal civile (-1,4% a 17.935,6, -14,2% sulla media 2014-23) mentre l'industria riguadagna qualcosa (+1,7% a 8.674,8 mln mc) ma è sempre in calo di un 12,1% sulla media decennale. Passando all'offerta, a settembre il calo del fabbisogno complessivo del sistema a causa delle minori esportazioni si è riflesso sulle importazioni, diminuite in modo anche più pronunciato (-4,2% a 4.493,3 mln mc, -10,9% sul decennio) in parallelo a una nuova frenata del 7,7% della produzione nazionale a 213 mln mc nonostante l'avvio in agosto di Argo e Cassiopea (-43,9% sul 2014-23). Come conseguenza hanno frenato anche le iniezioni nette negli stoccaggi (-11% a 664,3 mln mc, -35,2% sulle medie storiche), del resto già pieni al 96,6% al 30 settembre.
Scomponendo l'import per fonte, il mese scorso è stato caratterizzato dalla fermata concomitante per manutenzione di diverse infrastrutture, che ha spinto i prelievi sui punti di ingresso disponibili, in particolare Tarvisio e Passo Gries. In particolare, il ramo tunisino del gasdotto che porta in Italia il metano dall'Algeria, prima fonte di approvvigionamento nazionale, ha funzionato per due settimana solo al 35% della capacità, con una quasi dimezzamento dei flussi nel mese (-48,7%) a 1.163,3 mln mc. A settembre inoltre erano fermi per manutenzione sia il rigassificatore Olt di Livorno, in pausa da fine febbraio e che tornerà a funzionare solo a fine novembre, sia il terminal Snam di Panigaglia (Sp), che resterà inattivo anche per tutto il mese di ottobre. Come conseguenza, l'apporto complessivo del Gnl è crollato del 72,7% a soli 316,8 mln mc o circa il 7% dei consumi, togliendo al gas liquefatto la posizione di seconda fonte nazionale. Questa è stata assunta dall' Azerbaigian (-3,9% a 806,9 mln mc) seguito però a strettissima distanza dalla Russia, in forte recupero con flussi a Tarvisio per 799,8 mln mc (+702,4% e il massimo mensile da agosto 2022), favoriti a monte dalle maggiori esportazioni dell'ex Urss verso la Turchia, sommatesi in questi mesi a flussi via Ucraina invariati. La necessità di rimpiazzare i minori flussi dal Nord Africa (-65,1% anche la Libia a soli 63,8 mln mc, Libia che il mese prossimo si fermerà a sua volta 10 giorni per manutenzione) e via nave ha spinto i prelievi anche dal Nord Europa: +283.2% a 608,7 mln mc, il volume mensile maggiore da marzo scorso.
Complessivamente nei primi nove mesi dell'anno l'Italia ha importato 44.132,1 mln mc (-4,9%, -10,9% sul decennio) e prodotto 2.005,5 mln mc (-5,2% e -42,6 sul 2014-23) mentre da inizio aprile ha iniettato in stoccaggio 7.451,1 mln mc, in aumento del 2,1% sull'analogo periodo dell'anno precedente, ma in calo del 25,5% sulle medie storiche. La maggiore fonte di approvvigionamento è stata l'Algeria con 15,3 mld mc (-13,6%), seguita dal Gnl con 10,1 mld mc (-15,1%), dall'Azerbaigian con 7,5 mld mc (+3,8%), dal Nord Europa con 4,7 mld mc (-10,6%), dalla Russia con 4,6 mld mc (+103,9%), dalla produzione con 2 mld mc (-5,2%) e dalla Libia con 1,1 mld mc (-41,7%).
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