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Il calcio stocastico della Juve vince 2-1 a Frosinone

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Allo Stirpe bianconeri in vantaggio con una magia di Yildiz, pari di Baez e sigillo di Vlahovic. Ma lil gioco della Juve latita

La Juve vince 2-1 a Frosinone ma va via con una certezza dallo Stirpe, questo calcio stocastico pensato ed espresso da Allegri non è la strada per il paradiso dello scudetto. Poche idee e molti calcoli delle probabilità nelle palle lanciate quando si hanno fiori di campioni, manca l'armonia nel gioco (?) disegnato da Allegri, con la casualità a fare da corredo. Peccato per la squadra ciociara che con pieno merito a 10' dalla fine stava portando a casa un risultato di prestigio e deve recitare il mea culpa per non aver osato di più. 

Aria di festa al Benito Stirpe. Se butti in aria uno spillo sicuro non cade tra i sedicemila presenti. A Frosinone c’è la Juventus, è l’aperitivo che sostituisce il lunch di Natale, appena dopo il roboante passaggio del turno di Coppa Italia contro il Napoli. Be’ sì, sono lontani i tempi di Frosinone culone contro avversari come il Giulianova. E poi non c’è contrasto maggiore nel mondo del calcio della provincia ruspante che si fronteggia con l’aristocrazia savoiarda, all’ingresso in campo dei campioni bianconeri i fischi sono una legittima conseguenza di quello che è da sempre la dicotomia nella splendida stagione del fùtbol: i guerrieri provinciali contro i nobili metropolitani. L’universalità della Juventus la scorgi quando nello spicchio dei tifosi ospiti campeggiano gli striscioni Lecco, Barletta, Asolo e Giarre, come a unire idealmente l’Italia bianconera, contro questa provincia del Basso Lazio, fiera, genuina, orgogliosa, che sventola i vessilli giallazzurri e prepara un cerimoniale degno di una giornata di festa.

DiFra fa di necesità virtù, ha l’infermeria zeppa, disegna il suo Frosinone col 3-5-2, con la Maginot composta da Monterisi, Romagnoli e il brillante Lusuardi, poi sulle fasce a destra Lirola e Soulé, Brescianini, Barrenechea, interno mancino uGarritano; Soulé, Kaio Jorge.

La Juventus di Allegri risponde con un 3-5-2, con i corazzieri Alex Sandro Bremer, Danilo a difesa di Szczesny, poi la terra di mezzo con Cambiaso, McKennie, Locatelli, Rabiot, Kostic, in avanti Yildiz e Milik. Vlahovic si accomoda in panca al pari di Gatti, ex molto amato in terra ciociara.

La Juve sfoggia una maglia biancorosa da club di rugby scozzese ma non c’è foga nelle idee di Allegri, attende e lancia con calma francescana, alla ricerca di McKennie (Garritano fatica a contenerlo), finché Yildiz approfitta di un rinvio precipitoso di Turati pressato da Kostic, ubriaca tutta la difesa ciociara e purga il portiere sul suo palo (12’). Cose turche (!) e Juve in vantaggio. Ma la partita possiede i ritmi di una partitella tra amici, che si scambiano pacchi dono e saluti prima del Natale, con dosi massicce di cloroformio distribuito in maniera salomonica. La risposta ciociara è un piazzato di Barrenchea (21’), ma è la mediana di DiFra a risultare non pervenuta, ad eccezione del brio dii Gelli, manca la spensieratezza all’allegra brigata ciociara, manca anche la garra a Barrenechea e Brescianini, con Locatelli e Rabiot padroni delle zolle della mediana, quantomeno a posizione, perchè a gioco assistiamo alla latitanza atletica. Così si conta una rasoiata di Soulé (35’), illuminato da un colpo di Baez subentrato all’infortunato Lirola, respinta da Szczesny, per il resto pare una partita da torneo aziendale.

SECONDO TEMPO - Troppo piccola questa Juventus per ambire allo scudetto o a posizioni da vertice europeo (vedi la Superlega), così bastano poche idee raccolte nello spogliatoio che Monterisi scova un corridoio tra le molli maglie bianconere servendo un cioccolatiino a Baez che lo scarta infilando la porta bianconera (51’): 1-1. Lo Stirpe esplode come un Dom Perignon a San Silvestro. Il pari manda su tutte le furie Allegri, che ne cambia tre in una botta (54’): dentro Vlahovic, Iling-Junior e Colaussi Caviglia per Yldiz, Kostic e Locatelli, infortunato. La partita s’accende, ma più per merito dei ciociari, che tornano alla loro identità, senza paura e senza timori riverenziali davanti a una squadra che assume i contorni della Vecchia Signora. Poche idee e povere quelle della Juve, anche se Vlahovic si lavora una palla ma il tiro è respinto coi piedi da Turati (62’), prova Colaussi Caviglia a registrare una squadra svogliata, pronta più che altro a riabbracciare i cari sotto l’albero di Natale, molta potenza e poco atto. Lusuardi ha talmente poco da fare che tenta anche qualche sortita in avanti. DiFra capisce che può osare (67’), così dà ossigeno all’attacco spedendo dentro Cheddira (al posto di Kaio Jorge) e soprattutto cambia Garritano con Harroui, che ha maggiori propensioni offensive. E infatti è un’insistita azione corale a far partire il siluro di Harroui (72’) che Szczesny toglie dal sette. Ma mai stuzzicare il can che dorme, una spaccata al volo di McKennie fa vibrare la traversa (75’), poi è lo statunitense a servire un cross al bacio che Vlahovic inzucca alla meraviglia (80’). Finché una splendida danza di Weah accende Vlahovic che purga ancora Turati (89’) ma il fuorigioco grazia i ciociari. Poi, è show Allegri, incontenibile in panca, che al confronto Eziolino Capuano è un putto, quando richiama i suoi a tornare. E finisce così con Allegri che saltella come uno scimpanzé indemoniato per la vittoria di una Juve con grandi campioni ma senza anima.

23 Dicembre
Autore
Gian Luca Campagna

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