Il Frosinone si regala un pomeriggio da harakiri
La squadra di Grosso non supera la peggiore difesa del campionato: col Cosenza che segna al 95'
Se fosse stata una gara di motociclismo la bandiera blu sarebbe stata sventolata appena le squadre avrebbero fatto ingresso in campo: i doppiati hanno l’obbligo di dare la precedenza, scansarsi e lasciare passare. Sbirciando la classifica, anche i meno avvezzi con l’aritmetica hanno notato il 62 del Frosinone contro il 29 del Cosenza. Ma i rossoblù, in piena bagarre per non retrocedere, hanno ingrippato il motore di chi è in testa, con la vittoria per 1-0 arrivata al 95' con una staffilata di Brescianini.
Rispetto alla gara di Bari il tecnico Grosso rispedisce in difesa Szyminski e Cotali confermando Lucioni e Oyono; nella terra di mezzo Boloca e Gelli a costruire, Caso e Garritano ad accendere, Moro torna titolare affiancando Baez. Dall’altra parte il 4-4-2 speculare di Viali il cui comandamento è primo non prenderle e non privare nemmeno a darle per non svegliare il can che dorme.
Viali si fa il segno della croce, dal girone di ritorno nelle 4 trasferte solo sconfitte e negli ultimi due match 9 reti sul groppone, fanno capire ai silani che la salvezza è una via da costruire nel fortino di casa. Rispetto all’undici che ha superato la Spal s’affida all’estro di D’Urso in mediana e rinfoltisce la difesa con la presenza di Martino, in avanti la brillantezza di Nasti.
Il Frosinone non appare svogliato, appare semplicemente non pervenuto, i cosentini si difendono senza grande affanno, controllando da soldatini le zolle del campo, rischiano solo all’11’ su una zampata feroce di Moro dopo sgommata di Caso ma la traversa dice di no. È la chiave di volta? Ma quando mai. Il match non s’accende, vive solo di sprazzi di luce nel buio generale, da una parte i piedi buoni di Boloca dall’altra la personalità di Florenzi, Garritano va a luce intermittente quando si propone in profondità al contrario di Gelli che pare possedere il passo del crocierista per lunghi momenti. Oggi come non mai si avverte l’assenza di Kone, Mazzitelli e sinanche della verve di Rohdén. Simbolico il gesto al 32’ di Oyono: il terzino prova a liberarsi, slalomeggia e prova a telefonare comodamente a Micai. Niente, non ci sono varchi ma non perché il Cosenza abbia messo anche il pullman sulla linea di porta a difesa del pari ma per l’assenza del tasto On acceso dalla squadra giallazzurra. Nell’inerzia di una partita sonnacchiosa c’è sempre il rischio di subire la rete da parte della squadra che finora ha preso 47 bastonate, a testimonianza della peggiore difesa della serie B, che regge l’urto del miglior attacco della cadetteria (48), ma la capocciata di Meroni al 40’ su piazzato di Brescianini termina a lato.
Negli spogliatoi Grosso deve aver catechizzato i suoi: sposta Baez sull’out mancino sostenuto dalla corsa del neoentrato Frabotta (subentrato a uno spento Cotali), dentro anche Insigne al posto di Garritano. Ma gli effetti della reprimenda durano poco, il tempo di assistere a una clamorosa ciccata di Moro e a un’insistita incursione di Lucioni, poi il Cosenza rende il campo ancora più colloso. Grosso capisce al 60’ che è il momento dell’ariete Mulattieri, anche perché pochi secondi prima Nasti l’ha buttata dentro, rete invalidata per un millimetrico fuorigioco. Ma è un monito che i ciociari lasciano corre con noncuranza, graziati al 20’ da una bella iniziativa di Brescianini che impegna Turati, che si ripete con bei riflessi al 29’ sulla botta di Delic. Niente, haivoglia a stizzirti per l’inevitabile ostruzionismo del Cosenza, il possesso palla ciociaro è alto (68%) quanto sterile. Poi, quando si attende solo il fischio finale il Cosenza rende storica la giornata e accontenta i 900 lupi saliti dalla Sila: Brescianini stavolta è chiamato a gonfiare la rete con un tiro a giro che condanna i ciociari alla seconda sconfitta allo Stirpe. Poco male: lassù a 62 punti, a +11 sulla terza, a 8 turni dalla fine, il countdown verso la serie A continua.
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