La crisi dell’auto dal calo delle immatricolazioni alle soluzioni
L’arrivo dei dazi voluti da Donald Trump, al 25% per il settore, non può che complicare lo scenario
La crisi dell’auto è ormai conclamata da tempo. E l’arrivo dei dazi voluti da Donald Trump, al 25% per il settore, non può che complicare lo scenario. Guardando all’Italia, gli ultimi dati Unrae sulle immatricolazioni aprono qualche limitato spiraglio. A marzo il mercato italiano delle autovetture inverte il trend dei mesi precedenti, segnando una crescita del 6,2%, con 172.223 immatricolazioni rispetto alle 162.140 dello stesso mese del 2024. Il primo trimestre dell’anno chiude con una flessione dell’1,6%, attestandosi a 443.906 immatricolazioni, contro le 451.320 di gennaio-marzo 2024, ma in pesante calo (-17,5%) rispetto al periodo pre-covid (2019). La quota di mercato delle auto elettriche pure (BEV) a marzo sale al 5,4%, in aumento rispetto al 5,0% di febbraio e rispetto al 3,3% di marzo 2024, periodo però penalizzato dall’attesa per l’avvio degli incentivi. Le auto ibride plug-in (PHEV) confermano la stessa quota di mercato di febbraio al 4,5%, in crescita rispetto al 3,5% di marzo 2024. In questo scenario, si fa sempre più concreta l’ipotesi di una più drastica modifica del Green deal europeo. Come annunciato dalla presidente Ursula von der Leyen, la Commissione europea proporrà un “emendamento mirato” alle norme sulle emissioni inquinanti dei veicoli, in modo da dare più tempo alle case automobilistiche per rispettarli. Nel secondo meeting nell’ambito del Dialogo strategico sul futuro dell’industria automotive europea si è discusso anche della “transizione verso una mobilità pulita. C’è una chiara richiesta di maggiore flessibilità sugli obiettivi di Co2. Il principio chiave è l’equilibrio: da un lato abbiamo bisogno di prevedibilità ed equità per i first mover, coloro che hanno svolto con successo i loro compiti”, e quindi “dobbiamo attenerci agli obiettivi concordati”, ha spiegato von der Leyen. Il rischio, più volte sottolineato da Bruxelles, è che una netta inversione di rotta finisca per penalizzare quelle aziende che hanno investito tanto e bene nella elettrificazione. Dopo mesi di accesi dibattiti, Bruxelles ha aperto alle richieste delle imprese e di molti Paesi membri, Italia in primis: “dobbiamo ascoltare le voci e le parti interessate, che chiedono più pragmatismo, in questi tempi difficili, e neutralità tecnologica, specialmente se parliamo degli obiettivi del 2025 e delle relative sanzioni in caso di non conformità”, ha ammesso la presidente della Commissione Ue. Guardando alle strategie italiane, vanno ricordate le parole del ministro delle Imprese Adolfo Urso: “Le collaborazioni e le affinità tra produzioni auto e difesa-aerospazio si sono sviluppate da anni e offrono grandi opportunità di crescita per la componentistica e le lavorazioni meccaniche. È in atto una nuova rivoluzione industriale che dobbiamo governare, a cominciare proprio dai mezzi di trasporto. E l’auto non potrà avere in futuro gli stessi volumi produttivi”. Morale, ha ribadito il ministro delle Imprese parlando con il Messaggero, occorre riconvertire la filiera auto mettendola anche al servizio di difesa e sicurezza.
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