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Il calcio libero, leggero e coraggioso di Di Francesco

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Il nuovo tecnico del Frosinone si presenta alla stampa: "non sono in cerca di rivincite. Qui ho trovato valori umani"

Libero e leggero. Ma in verità gli aggettivi che Eusebio Di Francesco usa per la sua ‘prima’ a Frosinone vorrebbero essere molti di più. Ma questi restano quelli da cui il tecnico abruzzese vuole ripartire dopo due anni di riposo forzato. Glissa sul passato, “sia le esperienze belle che quelle brutte” chiosa, preferisce ripartire dal presente, “perché questa di Frosinone è una grande opportunità e io sono pronto a fare questa impresa”. L’impresa è, ovviamente, mantenere la categoria, obiettivo che il Frosinone nelle due precedenti esperienze nella serie A non è mai riuscito a centrare. E vuole farlo con quel calcio che ha mietuto estimatori in Italia (e in Europa), quando era alla guida del Sassuolo dei miracoli e di Roma caput mundi. “Voglio un calcio libero perché i miei uomini non dovranno avere paura di dribblare, loro devono essere capaci di vincere l’uno contro uno, sarò io a dirgli quando dove e come farlo, ma loro devono essere pronti a saltare l’uomo. Perché questo? Perché si devono divertire, devono giocare con leggerezza, senza responsabilità, quelle responsabilità che sarò io a prendere al posto loro” racconta con un sorriso radioso.

“E riparto dal noi, non dall’io” aggiunge. Ha già le idee chiare Di Francesco, ha avuto due anni di silenzio per scavarsi prima dentro ancor prima di cercare di scoprire un nuovo calcio, dribbla anche le domande dirette su quel periodo, “mi sono goduto i nipotini” sorride. Ecco, il sorriso, dicevamo. “Devo ritrovare quel sorriso che ho smarrito”. Ecco, proprio il sorriso. Di Francesco non si nasconde, è consapevole che per lui la piazza di Frosinone è una ripartenza fondamentale dopo lo stop che ha subito la sua carriera (in tre stagioni tre esoneri tra Samp, Cagliari e Verona, 33 match appena, due anni di stop dopo l’esperienza con gli scaligeri), così presenta subito quale sarà il mantra suo e della squadra: “coraggio, sorriso e valori umani”.

Del sorriso abbiamo già scritto, il coraggio invece è forse più facile trovarlo all’interno di una dimensione provinciale, quando le aspettative massime sono il risultato minimo (la salvezza), ma questo coraggio è quello avuto dalla dirigenza nello scegliere un tecnico che qualche testata subito dopo l’annuncio dell’accordo tra la società giallazzurra e l’Eusebio nazionale ha rimbalzato come ‘mister esonero con una tracotante voglia di rivalsa’. Ma è quello stesso allenatore che ha avuto il coraggio di ripartire dal gradino più basso della serie A (una provinciale neopromossa), non spaventato da quello che lo aspetta, fantasmi inclusi, “non mi devo prendere nessuna rivincita, ma ritrovare fiducia, forza e risultati” taglia corto, una determinazione che cercherà di impartire soprattutto al materiale umano che avrà a disposizione (“mi fido tanto del direttore Angelozzi” precisa, avendoci collaborato a Sassuolo). Dopo tre esoneri di fila e due anni da spettatore lontano dai riflettori, chiede prima uomini che giocatori, “preferisco la mentalità alle qualità tecniche, i calciatori che verranno qui devono capire che sarà soffrendo che otterremo dei risultati” sottolinea. E qui la linea consequenziale con il dg Angelozzi è scorrevole, ricordano quasi insieme calciatori allenati, allevati e lanciati a Sassuolo: Pellegrini, Politano, Sensi giusto per citarne alcuni. Come a dire, se prendiamo qualche volto sconosciuto c’è un motivo, perché le scommesse sono il pane delle squadre provinciali, “ e noi non dobbiamo essere frettolosi nell’aspettare l’esplosione di un giocatore. Anzi, diamo loro un mezzo voto in più quando fate le pagelle” si raccomanda fraternamente ai giornalisti.

E poi i valori umani. Dice che li ha (ri)trovati qui a Frosinone, una scelta dettata non certo dai soldi.  “Mi sono preso forse anche troppe colpe per quanto accaduto prima, questo è un anno zero per me, ma mi lascio il passato nel passato. Credo molto nella passione, nell’umiltà, nel sacrificio, anche nel senso d’appartenenza, che dev’esserci anche quando affronti nuove sfide”. Bentornato, mister.

8 Luglio
Autore
Gian Luca Campagna

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