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Di Francesco riparte dai numeri del suo tatticismo

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L'esordio contro il Napoli è alle porte: quale schema e quali uomini da contrapporre ai campioni d'Italia?

Abbiamo sempre avuto un grande sospetto. Parliamo di numeri. Che i moduli tattici da parte degli allenatori di calcio in realtà siano stati inventati proprio per facilitare a noi giornalisti la comprensione di certi movimenti, di qualche sovrapposizione, di innesti intercambiabili, di metamorfosi improvvise. Tant'è che haivoglia a spiegarlo, gli stessi tecnici poi si raccomandavano, nelle pazienti conferenze stampa, che non erano assetti dogmatici ma figli dell'elasticità e del cambiamento immediato, perché le situazioni in mezzo al campo mutano, anche per via della presenza degli avversari.

Sabato 19 alle 18.30 si comincia. Allo Stirpe arriva il Napoli, campione tricolore, e sarà subito spettacolo. Poi, sabato 26 ancora sfida tra le mura amiche contro l'Atalanta, che sarà probabilmente la sorpresa del campionato. Il tecnico Di Francesco è chiamato subito a bussare con forza che è tornato. 

ll Frosinone di Eusebio Di Francesco parte negli schemi iniziali col 4-3-3, ma la filosofia spesso deve incastonarsi, fondersi, incollarsi coi numeri, in modo che testa, gamba, tenacia, libertà e velocità si sposino coi numeri. La flessibilità resta l'arma migliore, oltre che la pazienza, nell'affrontare le varie situazioni, quelle partite nella partita che si creano durante i 100 minuti di schermaglia. È chiaro il perché, i moduli fissi non esistono più da un pezzo.

Dopo il match contro il Pisa l'allenatore ciociaro ci ha scherzato su: se metti un 4-3-3 è perchè vuoi tenere alti gli avversari, magari andarli a prendere con una mezzala veloce come Harroui, poi se parti da un 4-4-2 è perchè di fronte hai un avversario con determinate caratteristiche, così puoi anche proporre un 4-3-1-2, con un fantasista pronto a scatenare la coppia di centravanti, per sorprendere la squadra di turno. E via enumerando.  

DiFra riparte, certo, da se stesso, le sue convinzioni, il rinnovato entusiasmo, la voglia di riscossa e rivincita, dalle sue sconfitte, dalle sue riflessioni, finanche dalle sue frustrazioni, da quelle ultime 6 partite, vissute nelle negative esperienze tra Cagliari e Verona, che gli hanno fruttato zero punti e due esoneri.

Ma vediamo l'assetto tattico dei canarini. Turati sta lì, tutelato da Oyono a destra che ha licenza di offendere con la sua corsa continua e da Marchizza sull'out mancino, un giocatore chiamato più a difendere; al centro il mix assortito esperienza e gioventù risponde al nome di Monterisi e Romagnoli, chiamati agli straordinari per la profondità espressa da Osimhen. 

Comparto terra di mezzo: Mazzitelli più che un faro pare un metronomo, una sorta di tuttocampista che dovrà prendersi più responsabilità, raccordando difesa e mediana oltre che attacco, appare già in palla, chiaro che dovrà essere sostenuto nel suo compito da uno scacchiere a testuggine che gli permetta come un quarterback di lanciare e smistare, quindi da un compagno che ha più corsa (Brescianini) o che attacca gli spazi con le sue accelerazioni (Harroui) o che lo accompagni per mano come Gelli, però più abituato a ricamare che a rammendare e impostare. Restiamo in attesa di conoscere e vedere dal vivo le caratteristiche di Barrenechea, che per indole e per estrazione dovrebbe avere la pugna e la garra nel Dna. 

In avanti la vera sorpresa coi campi asciutti potrebbe essere Caso, leggero e veloce, salta l'uomo come fossero birilli, abituato per struttura fisica a entrare in forma ottimale dopo già un paio di palleggi e affondi; sulla corsia opposta, la destra, Baez appare troppo timido e rinunciatario, quasi avulso dal gioco. Il centravanti invece resta a oggi il grande buco nell'ozono nello schema di DiFra, perché semplicemente non c'è: Cuni non dà a oggi affidamento, Borrelli possiede il phisique di role ma è in ritardo di condizione ma siamo pronti a scommettere sulla sua fame, Cheddira invece a oggi ancora non c'è.

 

16 Agosto
Foto: frosinone calcio
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