Le lacrime, la delusione e quel mezzo miracolo di provincia
Il Frosinone retrocede con quell'incredulità che ha accompagnato il risultato finale nel match contro l'Udinese
Amarezza. Frustrazione. Impotenza. Sono diversi gli stati d’animo che dominano i tifosi ciociari. Una delusione, quella per una retrocessione inaspettata, che poi è esplosa in una rabbia verbale diretta alla squadra, che, sgomenta, alla fine del match perso contro l’Udinese ha mosso qualche timido passo verso la Curva Nord, ricevendo una salva di fischi e un ‘andate a lavorare’ inequivocabile, che non ha fatto sconti alle lacrime di Soulé, Cheddira, Barrenechea.
Per non parlare delle lacrime gettate dal tecnico Di Francesco, inconsolabile, incredulo, frastornato. Uno psicodramma che ha coinvolto tutti. Eppure la domenica per celebrare la prima storica salvezza in serie A del Frosinone era stata mandata in Terra. Sole meraviglioso, per una terra baciata dalla sorte. Due risultati su tre a disposizione contro l’Udinese e con un orecchio sul campo dell’Empoli, che avrebbe dovuto battere la Roma, non certo l’ultima squadretta del torneo. Eppure la razionalità e il calcio propositivo del Frosinone sono sbattuti su un Okoye in formato Superman, sulle traverse e sull’imprecisione, mentre la palla sbattuta a terra da Davis ha beffato Cerofolini, dopo che Lucca aveva irriso Okoli e Romagnoli. E intanto al 93’ Niang beffava una Roma che comunque aveva giocato la sua partita, pur non avendo motivazioni particolari se non quelle di decidere quale meta turistica scegliere per le vacanze estive.
Ieri sera in tribuna, verso il 90’, a frittata consumata, c’era un’atmosfera strana, silenziosa, coi battiti e i respiri attenuati, con la consapevolezza che il miracolo di una rete ciociara non si sarebbe materializzato, così le orecchie erano tese verso Empoli, con gli occhi che rimbalzavano da un sito web a un altro, con i polpastrelli che scrollavano le info sui telefonini, con la Rete che faceva le bizze e andava al rallentatore, con 15mila anime (poi, c’erano i mille tifosi udinesi) che provando a connettersi ingolfavano il sistema e bloccavano le news. Fino a quando, a una manciata di minuti dalla fine del match di Frosinone, arriva la notizia del vantaggio della Roma. No, il gol è annullato. Fuorigioco, si sussurra. Vabbé, siamo sempre sull’1-1. Anche così, perdendo in casa contro un’Udinese formato scappati di casa, il Frosinone manterrebbe la sua serie A. Vuoi che l’Empoli, che ha il peggior attacco della serie A, segni proprio allo scadere? Eh. Poi, però, arriva la notizia della rete dell’Empoli. A pochi minuti dal fischio finale. E l’isterismo dell’impossibile che sta per compiersi prende forma. Fino a materializzarsi. Molti sono increduli. Qualcuno piange. Chi è scafato, sa che il dio del pallone è crudele. Gioca sul filo del mors tua vita mea, come fosse un Giano bifronte che trotterella impazzito, schizzando da una parte all’altra senza una direzione razionale.
La somma fa il totale. Ai ciociari non sono bastati 35 punti per salvarsi. E pensare che nel corso del cammino l'allegra brigata ciociara ne ha buttati per strada: l'incredibile rimonta subita a Cagliari nell'ultimo quarto d'ora, quando conducendo 3-0 ha perso 4-3; la rete subita dalla Juventus a Torino all'ultimo secondo; il rigore calciato a lato al 90' da Kaio Jorge contro il Sassuolo; la spizzata di petto a pochi centimetri dalla linea della porta da parte di Seck a Napoli sul 2-2, a una manciata di minuti dalla fine; la papera di Turati a Lecce a pochi minuti dalla fine; il rigore ripetuto in casa contro il Lecce, che ha sancito l'1-1, con la palla che sbatte sul palo e sul dorso di Cerofolini. Episodi, si dirà. Certo, il calcio è episodi. Soprattutto.
Al popolo ciociaro restano solo le lacrime. Ai giocatori resterà indelebile una stagione vissuta tra i grandi applausi e i fischi finali per aver toppato l’appuntamento con la storia di questa piccola grande realtà della provincia italiana.
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