Genoa-Samp, il derby dello scoglio di Boccadasse
Stasera anticipo della 17ma di serie A: una stracittadina carica di tensioni per i cambi societari e per una rivalità mai sopita
Forse sarà solo la bandiera issata sullo scoglio di Boccadasse a gioire oggi per il derby della Lanterna. Con le due squadre di Genova spinte nei bassifondi della classifica, sprofondate nelle incognite societarie, in quell’incertezza del vento gelido di tramontana che di questi tempi ti disegna la faccia.
L’anticipo della 17ma di serie A ti scodella all’ora di cena Genoa-Samp, coi rossoblù a quota 10 e i blucerchiati un paio di passi più in là, a 15. Ormai sono anni che è il derby della paura, quella di retrocedere nel purgatorio della serie B. Quest’anno, poi, giunge in un momento in cui il Genoa ha deciso di lasciarsi americanizzare nel nome di una società che odora di voli pindarici (777 Partners), con Preziosi che ha ceduto gran parte del suo pacchetto, mentre dall’altra parte la sera si presenta buia, col patròn Ferrero fresco di arresto per una serie di crac aziendali che lasciano frastornate squadra e tifoseria.
Pioviggina e si ammanta il cielo di una coltre scura in una città sferzata anche dai contagi del Covid. Non sono più i derby con Bagnoli e Boskov in panca, quelli in cui le provocazioni tipo “anche il mio cane gioca meglio di Perdomo” lanciate dal tecnico jugoslavo incendiavano una stracittadina che s’infiammava altresì per storie balorde come valigette zeppe di quattrini ai caselli autostradali. Per le sue storie di profonda umanità, Genoa-Samp sembra quasi una sfida che si gioca in una terra di frontiera, dove la pausa veloce è scandita da focacce unte e un sorso di Bianchetta, invece qui il limite è segnato dall’ignoto, dal mare aperto, da un porto che accoglie ma che ti spinge a salpare, a conoscere nuovi orizzonti. E quindi la frontiera non c’è. È aperta. È tutto un divenire, come l’acqua, che fluisce e assume la forma del recipiente che la ospita. E il mare ci regala la storia della bandiera genoana che sventola dal 1974 sugli scogli di Boccadasse, lo scorcio di Genova che ti apre cuore e sogni, anche se qualche volta mano doriane hanno provato a scardinare quell'unica certezza sportiva, o sostituendola con una blucerchiata o una volta addirittura dipingendo coi colori della Samp lo scoglio sferzato dal mare. Ma non è tempo nemmeno di sfottò, oggi il drappo rossoblù sventola, baciato dal sale del mare, bagnato dalla pioggia sotitle cascata durante la mattinata.
Sarà forse per questo che la città guarda la partita di stasera con una deferenza mista a diffidenza, scettica rispetto ai moduli di uno Shevchenko che sin qui ha prodotto un pari, tre sberle e zero gol fatti, lui che è stato un bomber sul campo, fragile nell’assetto della squadra ma forte di un contratto triennale da 7 milioni di euro; D’Aversa, invece, è in una situazione da fatalismo sudamericano, a più riprese licenziato e poi sempre riammesso a varcare il Mugnaini di Bogliasco per dirigere gli allenamenti, l’ha sfangata ancora poiché Massimo Ferrero è stato arrestato nel momento in cui era in procinto di contrattualizzare Stankovic per la nuova guida tecnica. In casa rossoblù si prega Giovanni Battista per il recupero di Destro, Sturaro, Kallon e capitan Criscito, mentre D’Aversa fa da totem alla squadra, indeciso chi affiancare a Gabbiadini in avanti (Quagliarella o Caputo?) e se dare fiducia a Ekdal dall’alba del match.
Troppe partite in una. Ma una stracittadina vive anche delle storie di tante anime, comprese le vicissitudini degli uomini che compongono le società e le squadre. Tempo da testa bassa, riflessioni maligne, zuccotto calato passeggiando adagio su una creuza de mâ, magari fischiettando De Andrè. Magari sognando un derby che accenda antiche passioni. Intanto c’è il presente, sventola il drappo sullo scoglio di Boccadasse, alla fine restare a galla in serie A resta il premio più alto.
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